Istituto di Ricerche Naturopatiche
L’Istituto di Ricerche Naturopatiche è un’Associazione che ha lo scopo di promuovere la conoscenza e la diffusione di ogni tipo di tecnica e disciplina naturale d’Oriente e d’Occidente ispirata ad una visione globale dell’individuo e volta al recupero e al mantenimento del benessere psico-fisico e al miglioramento della qualità della vita. Per il raggiungimento di tali finalità, l’Associazione intende favorire la ricerca, lo studio, la divulgazione e la pratica di tutte quelle metodiche “dolci” ispirate ad una visione unitaria di mente e corpo, che aiutano a ripristinare l’equilibrio e l’autoregolazione, sia a livello fisico che psico-emozionale.
L’unico Vero Maestro è l’Essere che sussurra al tuo interno
Nell’angusto, buio e lungo corridoio delle carceri di Castel Sant’Angelo, si odono passi che segnano l’avvicinarsi di ospiti ai condannati prossimi all’esecuzione. Con un forte rumore di chiavi si apre la pesante porta della cella ove è rinchiuso il condannato al rogo: Giordano Bruno; è lì, steso su un rude pagliericcio, mentre i suoi occhi lucidi, fermi e sereni si illuminano di gioia e di tenerezza alla vista dell’ospite.
“Sagredo, mio giovane amico!” esclama il grande filosofo. I due si abbracciano; il guardiano esce in silenzio, richiudendo dietro di sé la porta della nuda e umida cella.
“Corri gravi rischi, figliolo. L’inquisizione non ha simpatia per chi ha simpatia per gli eretici”.
“Maestro, non potevo non salutarvi”. Il giovane nasconde a stento l’emozione di trovarsi di fronte al grande saggio, ormai prossimo all’esecuzione della feroce sentenza.
“Sei un uomo ormai e il tuo coraggio comunque ti premierà”.
“Ho chiesto un permesso speciale al cardinale Bellarmino. Si è dimostrato disponibile… Forse qualcosa sta cambiando…”
“Sì, sta cambiando” conferma Bruno “anche grazie alla mia morte: la storia di questo mondo è segnata più dalla morte che dalla Vita. La morte suscita paura, inquietudine, domande, tanto più se è illustre. Ciò mi rende sereno, amico mio, so di compiere il mio destino“.
“Maestro, ma non temete il fuoco che brucerà le vostre carni?”
“Si, Sagredo, ho paura; il mio corpo ha paura, ma io so che non morirò… quando il mio corpo fisico morirà, io sarò lì; vedrò cadere il mio corpo, vedrò i volti trionfanti, attoniti e sgomenti dei miei persecutori…”.
Malgrado le parole del maestro, il volto del giovane è triste: “Se io non vi avessi avvertito… dell’arresto di vostra figlia e della vostra amata, voi non sareste tornato a Venezia…” afferma, quasi per rimproverarsi… continua a leggere