Il Leone e il Sole: essere re di noi stessi

Il segno del Leone, governato dal Sole, l’astro più splendente e cuore del nostro sistema solare, ci ricorda che siamo individui con un potenziale energetico illimitato. Qual è il nostro compito se non quello di raggiungere il nostro centro, il “sancta sanctorum”, il luogo sacro custodito dentro di noi dove si sprigiona l’autentica forza del desiderio e della creatività? Pochi sanno che l’appartenenza ad un segno zodiacale piuttosto che ad un altro è determinato dal passaggio del Sole in quel segno. E’ il Sole, quindi a colorare più o meno intensamente la nostra personalità a senconda del settore stagionale che attraversa nel corso dell’anno.
Situato al centro del sistema solare, è l’archetipo del nostro nucleo originario, la scintilla attorno alla quale tutto in nostro essere ruota e trova il suo equilibrio.
Disconoscere questo “centro”, ignorarlo, non rendergli il dovuto omaggio, significa tradire la parte più autentica della nostra più intima essenza.
Quando questo accade, ecco allora che tutto il nostro sistema psico-fisico-energetico si destabilizza, il sistema immunitario si debilita, siamo in preda alla scontentezza e alla confusione.
Quando invece riusciamo ad attivare questa sorgente energetica, le nostre azioni, in linea con i dettami del cuore e dell’anima, non possono condurci che verso l’innalzamento del nostro stato vitale.
Non a caso il culto del Sole è stato da sempre associato al potere regale, emanazione diretta della divinità. Così come la figura del Leone, spesso a guardia dei luoghi sacri, rappresenta nel modo più alto l’autorità che si impone, senza necessità di esercitare la violenza e la coercizione, così solo mediante il carisma e il fascino che emana dall’esercizio della Virtù, della Lealtà, e del Coraggio, che ci permettono di manifestare noi stessi come “tempio”, come “luogo sacro” noi possiamo riconoscerci come i veri custodi del segreto dell’Arca.
Esso è quel tesoro inestimabile, cuore del “Sancta Sanctorum”, potente miscela energetica che, sprigionata in maniera incontrollata e inconsapevole può essere distruttiva e condurre attraverso il culto esagerato del proprio IO ad esercitare sugli altri un potere dispotico e assolutista; quando invece diventa supporto di autentica conoscenza nel senso indicato dai numerosi Maestri Illuminati scesi sulla Terra per indicarci la Via, diventa contemporaneamente realizzazione totale di sé e felicità per gli altri che possono riflettere questa Luce ed espanderla all’infinito in vortice virtuoso.
Il segreto custodito fin troppo gelosamente dentro di noi non è altro che la Forza dell’Amore, la Via del Cuore, così difficile da riconoscere… e nello stesso tempo così a portata di mano. Il Sole dentro di noi è la nostra guida, il nostro Maestro, la radice della nostra esistenza e suo ultimo fine. Tutte le energie espresse dagli altri pianeti non solo altro che frammenti di energia solare che devono solo riconoscere  di appartenere all’unica sorgente che può armonizzare tutte queste energie differenti al fine di realizzare un unico progetto, quello individuale, che deve confluire in quello dell’Anima.
Plutone, la parte più oscura dell’identità ma anche quella  più vicina al Sé, è il tramite attraverso il quale il Sole può splendere di più, connettersi a qualcosa di immensamente più grande e participare ad un Piano Divino.
Perseguire questo significa riconoscersi come dei veri Re, in collegamento con il centro, in sintonia con il Cuore, emanazione del nostro Sé divino. Tutto quello che scaturisce da questo non può che fare della nostra vita una Musica, un’Arminia in cui siamo un tutt’Uno con il Cosmo.
Questo è il supremo messaggio che questo segno indica e che il suo astro-guida ci insegna, la Conoscenza che dobbiamo attivare per ricordarci sempre che la nostra Forza non può nulla se non conquistare questo IO che è l’unico che può connettersi alla Sorgente, alla Fonte, da cui ebbe inizio l’Albero della Vita.

autrice: Eva Giacomelli

Il solstizio d’estate – alla ricerca della perfezione

Miti, riti, ricorrenze, divinità, santi , figure allegoriche, pianeti : sono i grandi protagonisti interiori, gli archetipi universali, i simboli profondamente radicati nella coscienza umana, da sempre in tensione verso quella ricerca di perfezionamento che è l’unica possibilità per l’essere umano di ricongiungersi alla Sorgente Divina, e di ritrovare l’unità perduta per opera del “Serpente”. Il dualismo è fonte di sofferenza per l’Uomo, costretto a venire a patti con la ciclicità dell’esistenza, il ritmo altalenante della Vita e della Morte, della Luce e del Buio. proprio la Luce l’elemento significativo per eccellenza che rappresenta simbolicamente, con la sua presenza o con la sua assenza a seconda del periodo dell’anno, il percorso esistenziale dell’ Uomo e il suo grado di evoluzione, nonché il fine cui deve perennemente tendere.
Per questo l’eclittica, cioè il cammino apparente descritto dal Sole intorno alla Terra, non è altro che la rappresentazione della forza della Luce rispetto a quella del Buio nel corso delle varie fasi dell’anno, e quindi determina ogni mese le 12 vibrazioni che si liberano dalla risonanza Terra-Sole. Le stagioni sono l’espressione a livello cosmico di questo rapporto mentre lo zodiaco si sovrappone al percorso solare , e manifesta i vari significati di ogni momento dell’anno attraverso i personaggi mitologici espressi dalle diverse costellazioni.
Noi distinguiamo nel corso dell’anno quattro momenti fondamentali: gli equinozi e i solstizi. momenti sono celebrati con rituali particolari fin dall’antichità, proprio perché costituiscono dei momenti di passaggio, delle “porte”, attraverso cui transitiamo nel corso dell’anno, ma anche nel corso della nostra esistenza e della nostra evoluzione interiore: sono tappe obbligate, manifestazioni del nostro rapporto con la Luce, con la divinità, momenti di trasformazione e rinascita. Il 21 di giugno, nell’emisfero boreale si celebra il solstizio d’estate, il momento in cui il Sole raggiunge lo “zenith dell’anno” se così possiamo dire, cioè la massima declinazione positiva; esso descrive sopra l’orizzonte un arco diurno maggiore di quello notturno ( in altre parole permane sopra l’orizzonte un numero maggiore di ore rispetto a quelle che trascorre nella parte inferiore, a noi invisibile).
Contrariamente a quello che si può pensare però, non è il trionfo della Luce che si celebra in questo periodo, ma il suo incedere verso il decadimento. Infatti è proprio da questo momento in poi che la Forza-Giorno comincia, lentamente ma inesorabilmente, a decrescere per tutti i sei mesi successivi, fino ad arrivare al solstizio invernale, dove il Sole raggiunge invece la sua massima declinazione negativa.
E’ proprio questo “incongruente” rivolgersi verso il Buio proprio nel momento di massima potenza Solare che racchiude l’esistenziale sofferenza umana, espressione di questo perenne, incessante lavoro di perfezionamento, di questo continuo morire e rinascere a se stessi, ogni qualvolta sembra di aver raggiunto qualche traguardo. Questa dialettica viene espressa ancora più chiaramente dalla simbologia delle “porte solstiziali” come porte di entrata e di uscita dalla Caverna Cosmica. Le grotte, le caverne, sono sempre stati per l’Uomo luoghi sacri, uteri scavati nella roccia a rappresentare il Buio e la Trasformazione. Sono luoghi dove non solo gli adepti vengono iniziati in tutti i più importanti riti di passaggio, ma anche ricettacoli di energia tellurica, di potenza ctonia che può essere trasformatrice e ri-generatrice ma anche terribilmente distruttrice. Il solstizio d’Estate rappresenta proprio il percorso verso questo Antro simbolico, questa incarnazione nel grembo di Madre Terra. Non a caso il segno del Cancro, dove il passaggio del Sole il 21 di giugno scandisce il momento solstiziale, è definito “porta degli uomini” (al contrario del solstizio invernale nel segno del Capricorno definito “porta degli dèi”). il progressivo incedere dello Spirito verso il Buio, l’entrata nel Grembo di Madre Terra, per farsi materia, ma anche per perdersi nei meandri del labirinto, a cui la caverna con i suoi cunicoli rimanda simbolicamente.
Ma prima di questo “visita interiorae terrae” alchemico *il Sole raggiunge la sua massima potenza proprio al momento della sua entrata nel segno governato dalla Luna, il segno del Cancro. Infatti è proprio dalle nozze, dall’incontro dell’astro maschile per eccellenza con quello femminile che si concretizza la realizzazione superiore, quella spirituale dell’essere che riesce finalmente, superando le contrapposizioni, ad armonizzare gli opposti. Purtroppo al giorno d’oggi non siamo più consapevoli di questi eventi astronomici che si manifestano nel corso dell’anno, e abbiamo sostituito ai ritmi celesti quelli dettati dal progresso e dalla tecnologia, al contrario dell’Uomo dell’Antichità che sapeva leggere il libro della Natura decifrandone ogni segno, in quanto espressione di Dio, con il massimo rispetto e la massima devozione. Gli uomini sapevano che in essa, anche a costo di una strenua ricerca, potevano trovare la chiave per comprendere il proprio ruolo, consci che, se la Natura e Dio tutto pervadono, ciò che accade in alto, in Cielo, è speculare, analogo, a ciò che si manifesta in basso, sulla Terra. Ogni evento del calendario, ogni ricorrenza, ogni momento cruciale dell’anno che spesso celebriamo con superficialità, sono il corrispettivo di fasi astronomiche determinate, da cui ci siamo progressivamente sganciati. A malapena riusciamo a sfiorare il Cielo con lo sguardo, in quei pochi spazi che i grandi palazzi delle metropoli lasciano intravedere. E la potenza delle luci artificiali ha sostituito in tutto e per tutto quella volta stellata da cui per secoli si sono decifrati i segni della Natura da cui l’Uomo poteva trarre insegnamento. Per questo adesso l’Uomo è smarrito. però è proprio questo profondo disorientamento che lo indurrà a cercare nuovamente conforto nel grembo di Madre Terra perché quella è stata, è , e sarà sempre la Sorgente da cui proviene tutto il suo sostentamento, e da cui può trarre il senso più profondo dell’esistenza: l’infinita infaticabile ricerca della Perfezione .
*si fa riferimento all’acrostico alchemico V.I.T.R.I.O.L. (“VISITA INTERIORAE TERRAE RECTIFICANDO INVENIES OCCULTUM LAPIDEM)

autrice: Eva Giacomelli

Sognare un’oca

Nell’antico Egitto, Amon, dio tutelare di Tebe, associato a Ra, il dio del sole e di tutti gli dei nel panteon divino egiziano, aveva due animali sacri: l’ariete e l’oca. Così, se il Faraone fu identificato con Amon-Ra, e dunque  con il Sole, la sua anima fu rappresentata sotto forma di un’oca, perché l’oca è il sole uscito dall’uovo primordiale.  L’oca era pertanto una specie di angelo, ossia di messaggero tra il cielo e la terra, tra gli dei e gli uomini.
Un’altra associazione invece, è fatta con il Gran Visir, la cui alta carica occupava ufficialmente il primo rango nella gerarchia del governo egiziano subito dopo il Faraone. Il Gran Visir era anche soprannominato “porta-ventaglio del re” oppure “porta-stendardo di sua maestà o signore dei Granai del Basso e dell’Alto Egitto”, insomma, l’equivalente del ministro delle Finanze esercitando un’influenza preponderante sul potere, solo per il fatto che era preposto al controllo, alla qualificazione, all’amministrazione e allo sfruttamento di tutte le risorse vitali dell’Egitto e di tutte le sue ricchezze.
Il Gran Visir dunque, simbolicamente, rappresenta il messaggero del re, dio vivente in terra o uomo elevato tra gli uomini al quale si attribuiva un potere divino. Il Gran Visir, pertanto, essendo un personaggio di primo piano, esprimeva sentimenti puri e senza macchia, di dedizione e fedeltà. Perciò, per scrivere il suo nome, si utilizzava l’ideogramma dell’oca, seguito da quello del pane quotidiano e del visir stesso.
Nell’Impero romano, l’oca era una rappresentazione di Giunone, sorella e sposa di Giove, coppia equivalente agli dei greci Era e Zeus. A Roma esisteva una dea oracolare, Iuno Moneta, che i Romani consultavano spesso per consigli, predizioni e avvertimenti. La dea aveva, come animale tutelare l’oca e i Romani, per ingraziarsi la dea, allevavano le oche all’interno del suo tempio.
Secondo quanto ci tramanda Plinio il vecchio nel paragrafo XXVI del libro X della opera Naturalis Historia, fu proprio lo schiamazzo delle oche sacre a Giunone che, nel recinto del tempio di Giove, allertarono le sentinelle romane dell’attacco delle truppe galliche di Brenno nel 388 a.C. Fu questo l’evento che passò alla legenda col nome di “Oche del Campidoglio”.
L’oca pertanto, a livello simbolico, rappresenta un animale dotato di grandi poteri profetici che sa vedere anche gli accadimenti invisibili che si stanno manifestando in casa. Una superstizione dice che quando un’oca si mette a starnazzare senza una ragione e a correre intorno alla casa, preannuncia un pericolo mortale. Sempre nell’antichità, l’oca era considerata in rapporto alla morte e, proprio per questo, si usava mangiare la sua carne per il giorno del Grande psicagogo del mondo cristiano, cioè colui che accompagna le anime nel mondo dell’Aldilà, l’Arcangelo Michele, che si festeggia il 29 settembre. Inoltre, chi osserva questa tradizione, non avrà mai difficoltà economiche perché, l’oca, in rapporto con le forze dell’alto ma anche del basso, è in rapporto con il denaro e si sa che i tesori più preziosi sono custoditi sotto terra.
L’oca è anche collegata al destino, come è dimostrato dal “gioco dell’oca”, una specie di percorso labirintico iniziatico che, con il lancio dei dadi si definisce un viaggio dalla descrizione profana, spaziale e temporale e che rappresenta i rovesci e le fortune dell’esistenza umana separati dalla figura dell’oca. Vince chi raggiunge per primo il numero 63, numero attraverso il quale si raggiunge il “Giardino dell’Oca”, tale numero è il prodotto di 7 volte 9 e, come si sa, il sette è il numero particolarmente significativo in tutte le tradizioni.

Sognare un’oca

Sergio Scrive:
sono un ufficiale dell’esercito e alcune notti fa ho sognato di marciare a passo d’oca attraverso un labirinto che non aveva mai fine. Senza sapere come, all’improvviso mi sono trovato a leggere un decreto di fronte a cariche ufficiali. Non provavo nessuna gioia anzi mi sentivo piuttosto angosciato. Cosa può significare?

Risposta:
Camminare a passo d’oca è un rituale che si esercita nei movimenti solenni. Poichè l’oca simboleggia il passaggio tra i due mondi, quello di sopra e quello di sotto, mi fa pensare ad un passaggio di carriera che devi ottenere. Non ti senti forse all’altezza di un incarico di maggiore responsabilità? Pensaci e poi ci risentiamo.
Secondo la cabala, il camminare a passo d’oca è collegato al numero 63.

Katia scrive:
ho appena lasciato il mio compagno a pochi giorni dal matrimonio, mi sento sotto accusa da parte di tutti i parenti ed amici. Ho sognato, proprio poche notti fa, un’oca che mi parlava e mi rincuorava perché nel sogno stavo piangendo. Cosa significa?

Risposta:
Come avrai sicuramente letto nella simbologia dell’oca, questo animale si manifesta anche come messaggero di buone notizie. Ci saranno state certamente delle buone ragioni per prendere la decisione di annullare le nozze a pochi giorni di distanza dall’evento. Pertanto, secondo me, l’apparizione dell’oca, è un messaggio del tuo Sè superiore che vuole rassicurarti suoi tuoi sentimenti, che non sono malvagi e maligni come invece gli altri pensano facendoti sentire sotto accusa, ma il tuo animo, anzi, è puro e i tuoi motivi sono validi e sinceri. Forse non era destino!
Secondo la cabala, parlare con un’oca è collegato al numero 7.

autrice: Manuela Mariani

Sognare l’arcobaleno

Iride o Iris, figlia di Elettra, ninfa oceanina figlia dei titani Oceano e Teti, e di Taumante, divinità marina figlio di Ponto (il mare), era la messaggera degli dei. Il suo incarico era quello di portare gli ordini celesti, in particolare quelli di Zeus e di sua moglie Era, alle divinità e agli uomini. Aveva il potere di salire fin sulle cime dell’Olimpo e da lì scendere fino nelle viscere dell’Ade per poi inabissarsi nei fondali marini per annunciare o portare liete novelle. Aveva i piedi veloci come il vento e le ali dipinte con tutti e sette i colori, e indossava un abito fatto di perle di rugiada che, al minimo movimento, spandeva tutte luci colorate formando una scia luminosissima nel cielo che prese il nome di arcobaleno perché aveva la forma di un arco che balenava agli occhi. Chiunque la vedeva rimaneva incantato dalla bellezza senza poter staccarle gli occhi di dosso. Infatti, è stata lei a dare il nome all’iride dell’occhio. La fanciulla, da sempre considerata portatrice di buone notizie, si serviva appunto dell’arcobaleno per scendere dal cielo in terra o dal cielo al mare e si credeva anche che guidasse le anime verso il cielo dopo la morte.
A tal proposito è doveroso accennare alla canzone del cantante Adriano Celentano dal titolo “L’arcobaleno”. Il brano è un commiato di Lucio Battisti, scomparso prematuramente il 9 settembre del 1998, al suo amico Mogol. Il testo della canzone, arriva al paroliere Mogol tramite una medium, asserendo di aver ricevuto il testo della canzone dallo stesso Battisti, e che il ponte tra noi e l’aldità è l’arcobaleno.
“Io son partito poi così d’improvviso/che non ho avuto il tempo di salutare/l’istante breve è ancora più breve/se c’è una luce /che trafigge il tuo cuore/l’arcobaleno è il mio messaggio d’amore”.
L’arcobaleno, pertanto, è un ponte tra il Cielo e la Terra ed è simbolo d’amore e d’alleanza con le divinità.
Nel racconto della Bibbia riferito a dopo il Diluvio Universale e all’approdo dell’Arca  di Noè  sul monte  Ararat, si  legge  che Jahvé pose l’arcobaleno come segno di alleanza tra Egli e ogni essere vivente per tutte le generazioni e per l’eternità: “il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra Me e la terra”. (Genesi, IX, 12-13).
A forma di emisfero, l’arcobaleno dispiega tutti i colori dello spettro solare, collega la terra al cielo, e simbolicamente, traccia un ponte tra il sognatore e la potenza celeste apportando messaggi di benedizione, di felicità e decretando la fine delle sventure, ed è proprio in questo caso che l’arcobaleno deve essere guardato in tutta la sua colorata magnificenza.
I suoi 7 colori furono attribuiti anche ai 7 “cieli” della scala cosmica che l’iniziato è obbligato a salire uno a uno, prima di accedere all’ottavo cielo della rivelazione e della liberazione dell’anima.
Quando si sogna l’arcobaleno si tratta sempre di avvenimenti felici, di prospettive promettenti, oppure, della fine di un periodo difficile e faticoso, soprattutto sul piano finanziario e materiale. Può anche far presagire un’alleanza o una riconciliazione se, nel momento in cui lo si sogna, si è in disaccordo con qualcuno. Capita che questo sogno ci possa mettere in una profonda relazione con noi stessi e possa caricarci il cuore delle più belle energie vitali e spirituali. E’ questa la garanzia di una rivelazione, di una rigenerazione o di una realizzazione personale che mette pace e armonia nei nostri cuori.

Sognare un arcobaleno. 

Milena scrive:
Ho sognato di tirare una freccia con l’arco, la freccia lanciata lasciava una scia che sembrava un arcobaleno.
Risposta:
E’ raro sognare un arcobaleno, e questo sogno è piuttosto singolare. Mi fa pensare a Cupido, il dio dell’amore. Se sei una single, molto presto incontrerai l’amore. Tanti auguri!

La Cabala abbina il numero 81 all’arcobaleno.

Autrice: Manuela Mariani

Il messaggio dei sogni

Che cos’è il sogno? Quale ruolo ha nella nostra vita quotidiana?
Il sogno è un grande mistero e, come tale lo potremmo definire un punto d’incontro tra due dimensioni, quella del conscio e quella dell’inconscio
Durante il giorno, la parte razionale del nostro emisfero sinistro del cervello, prevale su quello destro; al contrario, durante la notte, è l’emisfero destro che regna sovrano sul nostro inconscio, contenitore infinito e inesauribile di materiale archetipale collettivo.
I popoli antichi, davano ampio spazio ai sogni cercando di prevedere i fatti del futuro. Nell’oniromanzia, viene spontaneo chiedersi perché il sogno sia sempre stato considerato fra le altre cose un elemento premonitore del futuro. Davanti alla configurazione del proprio destino, l’uomo ha da sempre assunto un rispettoso curioso timore di sapere cosa gli riserva la vita. Quindi, sapere è bene solo quando è possibile mutare il favore degli eventi.
Come è noto, gli antichi prima di Aristotele, non consideravano il sogno un prodotto della psiche sognante, bensì una manifestazione divina.
Presso gli Assiro-Babilonesi il libro dei sogni di Assurbanipal era considerato dai sacerdoti, sacro e intoccabile ed era custodito gelosamente presso la biblioteca di Ninive. In questo libro vi erano contenute le “Chiavi” di interpretazione dei sogni più disparati.
Gli antichi Egizi invece, consideravano i sogni veicolo di comunicazione con l’Aldilà e portatori di presagi inerenti al futuro del dormiente. A proposito di Egitto, una storia importante che la Bibbia ci racconta è quella di Giuseppe che ebbe la fortuna di salvarsi la vita e diventare un personaggio rilevante all’interno della politica egizia grazie alla sua abilità di interpretare i sogni.
Anche i Greci vedevano dei messaggi nei loro sogni. Quando un individuo era afflitto da una malattia fisica o mentale, lo si mandava nel “tempio di incubazione” dove avrebbe fatto offerte agli dei e in particolare ad Asculapio, il guaritore semidivino figlio di Apollo. Il malato avrebbe ascoltato le istruzioni del sacerdote prima di addormentarsi per riceve in sogno la cura per la propria guarigione.
L’imperatore Claudio (claudicante e balbuziente) certo non avrebbe mai aspirato all’impero romano se non avesse coltivato un sogno che avrebbe precedentemente avuto. Quando andò a consultare la sibilla, tale Amaltea, per stabilirne la veridicità, queste furono le sue predizioni: “Tra dieci anni, cinquanta giorni e tre, a Cla-Cla-Clau sarà offerto in dono ciò che ambiscono tutti fuorché lui”. (Io, Claudio di Robert Graves ed. Bompiani pag. 13).
Ogni eroe epico è sceso nel mondo dell’Aldilà, che può essere anche quello dei sogni, per conoscere il proprio futuro. L’eroe, per ottenere la salvezza e la luce, deve penetrare nel regno delle tenebre, del caos e dell’irrazionale, nell’ignoto mondo degli abissi nel quale, secondo i miti antichi divorano le anime degli uomini (L’Interpretazione dei Sogni, Sigmund Freud, ed. Acquarelli pag. 28). La psicanalisi ha spesso attinto alla saggezza degli antichi. Quella moderna, considera il sogno da un aspetto personale per scoprirne il linguaggio attraverso i simboli. Secondo Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicanalisi, il sogno contiene anche proiezioni del futuro ed ha apertamente introdotto il concetto di anima collettiva dell’uomo parlando di Inconscio Collettivo, laddove esistono analogie nei ricordi inconsci di tutti noi. A tal proposito Jung spiega riguardo alla coscienza collettiva: Essa può apparire, ad esempio, sotto forma di un sogno. Di regola, l’aspetto inconscio di ogni evento si rivela a noi nei sogni, dove esso appare non come pensiero razionale ma sotto forma di immagine simbolica. Storicamente è stato lo studio dei sogni a porre gli psicologi in condizione di investigare l’aspetto inconscio degli eventi psichici manifestatisi al livello della coscienza. (Jung l’uomo e i suoi simboli, ed. Tea, pag. 7). Sognare di cadere dall’alto.
Alessandra scrive:
Devo lasciare il mio vecchio lavoro per iniziarne uno nuovo che mi riempie di gioia perché è quello che proprio avrei voluto sempre fare. Anche se sono entusiasta e non vedo l’ora di cominciare questa nuova esperienza, mi accorgo di essere ansiosa. Ho quasi paura di lasciare il mio vecchio lavoro che comunque mi ha sempre sostenuto per intraprendere l’altro che mi piace ma rimane un’incognita. Mi capita molto spesso di sognare di essere su una scala o in cima ad un grattacielo. Guardo in basso e ho le vertigini e molto spesso mi vedo precipitare in basso svegliandomi impaurita.
Risposta:
Deve credere di più in quello che vuole fare. Sognare di precipitare proprio in concomitanza ad un nuovo rapporto lavorativo, indica le sue profonde paure relative al progetto che le sta a cuore. Dovrebbe darsi più fiducia e credibilità anche perché, cadere nel vuoto indica la paura del fallimento per questo nuovo incarico che valuta forse troppo grande per le sue possibilità. Secondo la Smorfia, i numeri 73 e 23, sono legati al sognare di cadere da una scala, mentre il numero 80 è legato al cadere in senso generico.

Sognare di perdere la borsa 

Patrizia scrive: Sto vivendo un momento particolare della mia vita. Mi trovo in una condizione di cambiamento lavorativo che mi comporta spesso a fare viaggi che mi allontanano dalla famiglia. Riguardo a questo, accuso al livello fisico, dei malesseri generalizzati ogni volta che parto. Durante questo periodo, mi è capitato di sognare che mi trovo per la strada, quando prendo la decisione di salire su un contenitore pubblico della spazzatura situato al bordo della strada. Mi sistemo seduta in cima ad esso lasciando la mia borsa sull’asfalto. Accorgendomi improvvisamente della sparizione della borsa, vengo colta da attacchi di panico. Cosa potrebbe significare tutto ciò?

Risposta:

Per una donna perdere la borsa significa perdere tutto dal momento che le riempiamo di innumerevoli accessori. Di solito il contenuto tratta: le chiavi di casa, dell’auto, agendine telefoniche, cellulare, portafogli, patente, accessori per il trucco ecc. ecc. È chiaro che i sensi di colpa che ha rispetto ai suoi familiari, la tengono ancorata a ciò che non è più utile per lei (cassonetto della spazzatura). Starne addirittura seduta in cima, potrebbe indicare la necessità di voler controllare una situazione per lei difficile da eliminare. Questo eccessivo controllo, le fa perdere di vista cose molto più importanti per lei. Accorgendosi della sottrazione della sua borsa (la sua vita) è presa da attacchi di panico.

Secondo la Smorfia, i numeri 34 e 27 sono legati alla borsa. Però, dalla prospettiva di chi la borsa la perde, non consiglierei assolutamente di giocare.

autrice: Manuela Mariani

Lo zodiaco

oroscopo

Noi che sulla Terra siamo nati in risonanza con il Cosmo, siamo da sempre “specchio del Cielo”. Lo Zodiaco, ruota simbolica dell’Universo che si riflette dentro di noi, nelle nostre vite e nei nostri destini, rappresenta un “luogo sacro” in movimento, con le sue direzioni, le sue coordinate, i suoi “pieni” e i suoi “vuoti”, i suoi flussi e i suoi cicli, significatori indicanti alla nostra Anima in evoluzione i sentieri percorribili della nostra esistenza terrena, alla stregua di un percorso iniziatico, alchemico, di trasformazione interiore, di guarigione spirituale, un percorso di progressivo recupero della memoria, che ri-veli la nostra origine “divina”.
In quanto Uomini siamo malati. Sofferenti, come Anime, della malattia di vivere inglobati nella materia , separati dalla Fonte, dalla Sorgente, dalla Luce da cui tutti proveniamo. Questo malessere genera la nostra inquietudine, la nostra incontenibile ricerca della Felicità, della Gioia , della Pace Interiore. In quanto Uomini, siamo alla ricerca perenne di ciò che come Uomini non possiamo raggiungere: l’eternità, la stabilità del senso di benessere. Chi più chi meno siamo consapevoli che essere sottoposti alla legge del Tempo, e vivere nel cambiamento, ci costringe ad accettare la morte, il distacco, la fine di ogni cosa. Eppure l’eternità è racchiusa proprio in quel cambiamento che tanto ci impaurisce e ci disorienta. Dietro ogni fine c’è il presupposto di un nuovo inizio, una nuova porta da aprire, una nuova sensazione da provare, un passo ulteriore da compiere, un salto evolutivo nel cammino della nostra consapevolezza interiore.
Possiamo percorrere tante strade per accelerare la comprensione del nostro ruolo nel mondo; la chiave simbolico-analogica rimane quella universale, che ci avvicina a tutti gli esseri umani, indipendentemente da credenze religiose, politiche , scientifiche o filosofiche. Lo Zodiaco, la sua lettura, la comprensione dei suoi elementi fondamentali ed essenziali, è una delle tante chiavi simboliche che, proprio per la sua risonanza con le Leggi dell’Universo, del Cosmo, è una delle più affascinanti. Lo Zodiaco rappresenta la “fotografia” del Cielo al momento del nostro primo respiro, quando cominciamo, indipendentemente dal supporto materno, il nostro viaggio sulla Terra, sottoposti direttamente alle influenze cosmiche. Questa “diapositiva” , nella sua lettura simbolica, possiamo considerarla come uno “spazio sacro”, che come tale presenta tutti gli elementi che sono comuni alla tradizione esoterica ed ermetica:
– la linea dell’orizzonte di nascita divide il cerchio zodiacale in due emisferi, quello superiore , il Cielo, e quello inferiore, la Terra. Il primo rappresenta la zona della nostra evoluzione sociale, della realizzazione e del successo, dell’ evoluzione spirituale, mentre il secondo rappresenta il principio ricettivo delle origini, i nostri talenti innati, le caratteristiche ereditarie, il materiale “grezzo” che va purificato e raffinato. Questi emisferi, simbolo del dualismo terreno, del ritmo , dell’ alternanza perpetua del Giorno e della Notte , rappresentano sia la nostra appartenenza alla realtà fisica, legata alla Terra e alla materialità sia la tensione perpetua che ci attira verso l’Alto, verso il Cielo, attraverso la progressiva trasformazione del desiderio e dell’attaccamento.
-I due assi dell’Orizzonte e del Meridiano indicano le quattro direzioni cardinali. L’Est definisce la porzione di fascia celeste che sorge al momento della nostra nascita, l’Ascendente. E’ un punto fondamentale del Tema Natale che rappresenta la porta di entrata nella scena dell’esistenza, nello “spazio sacro” zodiacale, la nostra energia primordiale, la modalità della nostra “entrata in scena”, la carica vitale che ci sostiene, il bagaglio che portiamo con noi. E’ un momento di grande istintività, di pulsione primaria legata alla sopravvivenza. Rappresenta a livello stagionale l’Equinozio di Primavera e corrisponde all’Elemento Fuoco e al segno dell’ Ariete.
L’Ovest, al contrario, è la porzione di Cielo che tramonta al momento della nostra nascita, e indica l’individuo che sta cedendo il passo alla collettività e che si prepara a riconoscere una realtà che lo sovrasta e a cui deve rispetto limitando le proprie pulsioni. E’ l’Uomo che si affaccia alla finestra del proprio Ego scoprendo che la sua creatività non è supremazia sugli altri ma collaborazione. Rappresenta l’Autunno, l’elemento Aria e il segno della Bilancia. Il Nord, che zodiacalmente parlando si trova sotto l’Orizzonte, rappresenta la stagione invernale, il seme che giace sotto la terra indurita dal freddo in una morte apparente, ma che dentro di sé conserva gelosamente l’embrione, la Vita futura che sboccerà. Qui l’Anima si riveste del Corpo per nascere all’esistenza terrena, mette le prime radici, e si stabilisce nel grembo della Madre con la quale ancora si identifica completamente. Rappresenta l’Elemento Acqua e corrisponde al segno del Cancro. Il Sud, per concludere, è il luogo dove il Sole è allo zenith, a Mezzogiorno, è il punto più elevato dello Zodiaco, la “cima della Montagna”, punto di arrivo e di partenza di ogni evoluzione. Qui si compie la vera “iniziazione”, si realizza l’Essere nella sua pienezza, nella sua totalità. Dopo aver abbandonato la Madre, l’Io ha lasciato le proprie spoglie materiali e terrene, tutti gli attaccamenti e ha percorso le tappe necessarie per arrivare al Padre Celeste, con tenacia e determinazione. Rappresenta la stagione estiva, il segno del Capricorno e l’elemento Terra.
Entro questo spazio delimitato dalle quattro direzioni principali, il cerchio zodiacale, diviso in dodici porzioni di 30° ciascuna, designate come segni zodiacali, scandisce anche il tempo non solo attraverso lo scorrere dei dodici mesi dell’anno, ma anche attraverso le orbite che i pianeti del sistema solare disegnano, ognuno con il proprio particolare moto, lungo l’eclittica. Il tempo che i singoli pianeti impiegano per compiere un intero giro della volta zodiacale scandiscono i cicli fondamentali dell’esistenza umana, il ritmo e le cadenze delle tappe evolutive interiori dell’Uomo. Come muoversi all’interno di questo nostro spazio personale, che come un sacro “mandala” inscrive il nostro “nome” nel cielo, è compito dell’Astrologia, ma è facoltà e alla portata della consapevolezza di ognuno di noi. Come tante altre tecniche simboliche è uno dei metodi di “guarigione” che l’Uomo può adottare per “ricordare” chi è e da dove proviene.
Citando Thorwald Dethlefsen (“Il destino come scelta” Ed. Mediterranee) ”L’uomo, che come essere androgino era ancora perfetto nell’unità del paradiso, diede retta ai suggerimenti del serpente e volle ottenere la conoscenza…la conoscenza divenne per lui un veleno – e per questo solo la conoscenza stessa può essere per lui la medicina, perché similia similibus curantur … l’ Uomo si ammala per la polarità della conoscenza e spera nella guarigione… Solo la conoscenza della propria origine prima consente all’uomo di riconoscere il proprio fine. Il fine è la perfezione. La perfezione è l’espressione dell’unità. Questa unità noi la chiamiamo Dio”.

autrice: Eva Giacomelli

Lavorare

Sembra che l’interpretazione fornita dai moderni del significato onirico di “lavorare”, derivi della concezione indu del Karma.
Cos’è il Karma?
Karma significa azione e corrisponde all’opera, al lavoro, al compito particolare di ciascuno, assegnatogli in conseguenza al suo stesso comportamento in precedenti esistenze.
Secondo questo sistema di pensiero, l’obiettivo consiste nell’espletare il proprio dovere, attendendo non ai compiti altrui ma esclusivamente ai proprio, con rassegnazione e serenità.
Alcune scuole di pensiero, dicono che proprio nella quinta dimensione sotto la costellazione zodiacale della Bilancia esiste il tribunale della giustizia divina. Esso è incaricato di amministrare ogni tipo di Karma, quello dei pianeti, delle nazioni, dell’umanità e di ogni singolo individuo. Tutti nella nostra attuale esistenza, stiamo raccogliendo quello che abbiamo seminato nelle nostre vite precedenti e, allo stesso tempo stiamo seminando quello che raccoglieremo nelle nostre prossime vite.
Il Karma quindi, sta al lavoro come un’opera da portare a termine, e dal quale possiamo definire i nostri risultati.
Si legge nella Sacra Bibbia che, il primo compito che Dio assegnò ad Adamo quando dal Paradiso lo esiliò sul pianeta Terra fu proprio quello di lavorare con sudore.E proprio nella Bibbia possiamo leggere alcune citazioni relative al lavoro e alla legge del Karma:
Gesù disse: “Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!” Matteo 5:25-26
Galati 6:7-9: “Non vi fate illusioni, non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo”.
Esodo 21:12: “Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte”
Esodo 21:23: “Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita”.
Esodo 21:24: “Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”.
Esodo 21:25 “Bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido”
1° Corinzi 6, 16: “O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, uno corpo solo”.
Sognare di lavorare quindi è simbolicamente molto importante. Evidenzia la comparsa o l’allontanamento di una dinamica della nostra vita. Aver terminato un’opera, significa cessare irrevocabilmente di vivere, simbolizza anche una sorte di morte a livello psicologico.

Sognavo di lavorare in un ufficio che non era il mio.

Claudio scrive:
Sono in società lavorativa con mio fratello. Già dallo scorso anno abbiamo deciso di chiudere tale società per dividerci visto e considerato che i nostri rapporti non sono ottimali. Mio fratello mi rende le cose difficili e le decisioni da prendere sono sempre messe in pesanti discussioni. Dopo una discussione di questo tipo, ho sognato di lavorare in un ufficio che non era il mio. Il luogo mi era familiare ma non riconoscevo niente che mi appartenesse. Può darmi una spiegazione?

Risposta:
La voglia di poter prendere decisioni in massima libertà, la porta a sognare di trovarsi in posti lavorativi che non le appartengono. Infatti, da come lei descrive il sogno, l’ambiente lavorativo le era familiare ma l’ufficio non era il suo. Nel suo subconscio c’è sicuramente la voglia di prendere il posto lavorativo di suo fratello per avere la possibilità di lavorare in sua vece per poter raggiungere i suoi obiettivi.
Secondo la Smorfia, i numeri associati al sognare di lavorare in generale, sono: 4 87 e 64.
Sogno di lavorare con gente che non conosco.

Rossella scrive:
Ho sognato di lavorare con gente che non conosco e di non sentirmi a mio agio. Di professione faccio la ballerina.

Risposta:
Il lavoro della ballerina è sicuramente stancante ma, quello che più conta nel suo (almeno credo) è l’affiatamento con i suoi colleghi. Ci pensi su un momento, e analizzi se in questo periodo della sua vita sta vivendo delle controversie con qualcuno che lavora nel suo ambiente.
Secondo la Smorfia, i numeri associati al lavoro sono quelli indicati sopra, ma quelli che riguardano la danza sono: 20 e 14.

Sogno di lavorare a maglia

Carla scrive:
Ho sognato di lavorare a maglia cosa significa? La ringrazio per la risposta.

Risposta:
Lavorare a maglia significa longevità e ricchezza.
Secondo la smorfia è il numero 15 associato al lavoro dei ferri con la lana.

autrice: Manuela Mariani

Il serpente

Secondo l’induismo, la kundalini è un concentrato di energie primordiali divine. Questa energia all’origine della creazione, è simboleggiata con sembianze di un serpente. Quando il serpente di fuoco della kundalini (energia sessuale creatrice) si risveglia, si arrampica e si avvolge lungo l’albero vertebrale aprendo al suo passaggio i centri di forza o chakra, illuminando la coscienza e favorendo perciò una piena partecipazione dell’uomo alla vita cosmica e all’atto sessuale.
Nella narrazione biblica della Genesi, il serpente è il personaggio centrale della scena che causò la cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden dando inizio al peccato originale (ma si trattò veramente della mela che Eva mangiò ed offrì in seguito ad Adamo il “frutto proibito” che dette inizio al pellegrinare dell’Umanità sulla Terra?). Comunque sia, sembra che ancora prima della Bibbia si attribuisse al serpente il ruolo di malefico seduttore. Infatti, nell’antica Babilonia, il serpente era già considerato un’incarnazione del male e delle forze oscure vitali che potevano essere tanto creatrici quanto distruttrici.
L’Enuma Elish, il grande poema babilonese della creazione del mondo, ci narra la storia di Tiamat, la Madre che generò il mondo e gli dei, simbolo delle acque primordiali da cui è nata tutta la vita. Tiamat, era rappresentata da un grande serpente ed incarnava nello stesso tempo le forze della creazione e della distruzione generando sia esseri divini che mostri.
Il dio egizio Thoth l’Atlantideo che gli antichi greci chiamarono Ermete Trismegisto (il tre volte saggio), padre dell’alchimia, della medicina e della scrittura, usava la simbologia dei due serpenti intrecciati intorno a una spada che prende il nome di Caduceo per rappresentare la guarigione. La fusione di queste due energie maschile e femminile rappresentate dai due serpenti, produceva l’energia unica quindi, divina. Ancora oggi, il Caduceo è il simbolo della medicina e della farmacologia che rappresenta appunto la guarigione.
Inoltre, il Caduceo veniva rappresentato anche sui monumenti egiziani: astronomicamente la testa e la coda dei due serpenti rappresentavano i punti dell’eclittica in cui il Sole e la Luna si incontrano quasi in un abbraccio definendo i solstizi d’estate e d’inverno. Anticamente (e credo ancora oggi), dal veleno dei serpenti si producevano medicine molto potenti. Per questo motivo il serpente assume il significato della “trasmutazione”, “trasformazione” e anche “guarigione”, perché permette di trasmutare tutti i veleni siano essi mentali, fisici, spirituali o emotivi.
origine di una rivelazione, di una crisi o di una presa di coscienza, di un risveglio o di una liberazione delle pulsioni istintive e sessuali.

Sognare di avere un serpente vicino che cerca di mordermi

Ernesto scrive:
occhio, ho visto un grosso serpente che con aria minacciosa si ergeva con tutta la sua potenza verso la mia direzione cercando di mordermi. Preso dal panico, lancio contro di lui il bastone dandomela a gambe. Cosa potrebbe significare?

Risposta:
Il bastone che lei usa per difendersi dai pericoli dei serpenti, oltre a simboleggiare uno strumento fallico, simboleggia anche il bisogno di certezze a lei necessarie nell’affrontare la vita. Nel sogno che lei descrive, il suo percorso è quello di una persona prudente, che conosce l’esistenza di certi pericoli ma fa in modo di non incontrarli. Purtroppo, quando si trova faccia a faccia con il suo “mostro”, si libera immediatamente del suo bastone lanciandolo verso di esso fuggendo via sentendosi minacciato. Forse lei nel suo rapporto ha bisogno di un cambiamento e non ha il coraggio di confessarlo a se stesso?
Secondo la Smorfia, il numero 31 è associato al serpente che morde e preannuncia ricchezza. (Secondo la Smorfia però……).

Sognare di calpestare un serpente 

Laura scrive:
Circa un mese e mezzo fa, mi trovavo in Thailandia in viaggio di nozze. Durante la notte, ho avuto il seguente sogno:
Camminavo nelle strade di un villaggio che apparentemente mi sembrava consono al luogo in cui mi trovavo. Improvvisamente mi accorgo che stavo mettendo i piedi su un serpente assopito proprio al centro della strada. Mi ritraggo inorridita e mi sveglio con un senso di paura ma ribrezzo insieme.

Risposta:
In alcune iconografie della religione cattolica, viene raffigurata la Madonna mentre calpesta un serpente. Fare un simile sogno in un momento particolare di cambiamento nella sua vita, (lei scrive che si trovava in viaggio di nozze), secondo me è significativo. Dovrebbe cambiare il concetto che lei ha del sesso e coniugarlo in modo da renderlo accettabile a lei stessa anche in chiave religiosa senza doversene sentire spaventata o addirittura sporca. L’incontro frontale che lei ha con il serpente “assopito”, è un diretto messaggio che il suo inconscio le trasmette per risvegliare certe energie in lei “assopite”.
Secondo la Smorfia, i numeri 69, 89, 90 sono associati al serpente che induce alla prigionia anche in senso morale ed emozionale.

autrice: Manuela Mariani

Il karma

Nella nostra società occidentale, sempre più persone stanno abbracciando l’idea che potrebbe esistere la reincarnazione.
L’aspetto positivo di questa filosofia dà in alcuni casi un senso alla nostra vita, quando non ci spieghiamo il motivo per cui certi fatti ci accadono.
In India la reincarnazione è una filosofia accettata da tutti. È in India infatti, culla di una splendida e millenaria civiltà, che si afferma, dal VII secolo a.C. in poi, l’idea della reincarnazione.
Nonostante ogni tentativo di eliminare la credenza della reincarnazione e del karma, molta gente comincia ad affidarsi ad alcune tecniche che permettono di risolvere certe sofferenze dell’anima. Tutto quello che non è stato guarito nel karma personale di un individuo, e nelle numerose vite precedenti, si ripresenta con crescente insistenza per essere risolto.
Con la liberazione e di conseguenza con la guarigione karmica, la catena di sofferenza è completamente spezzata. Non verrà trascinata in avanti nel suo periodo akashico di incarnazioni e non sarà più presente nel suo DNA.
Per chi crede nella reincarnazione, vorrei esporre un caso tra molti che nel mio lavoro di naturopata e operatrice di Theta Healing, (una tecnica che verte alla guarigione anche dell’anima) mi si sono presentati. A chi invece non ci crede, vorrei cercare di dimostrare come il passato torna sempre a bussare alla porta per chiederci il conto quando questo non è stato ancora definitivamente saldato.
A questo proposito, vorrei raccontare la storia di Liliana (nome fittizio), una donna sola, che dopo varie relazioni sentimentali non andate a buon fine, è arrivata presso il mio centro di naturopatia.
Liliana è una bella donna di 45 anni, elegante e colta. È molto dolce e quando parla, nel discorrere i suoi gesti accompagnano la sua voce come una melodia. Quando si è presentata da me, aveva una depressione da solitudine. Mi raccontava durante la sua anamnesi, di avere difficoltà ad interagire con gli uomini perché, a suo dire, li avvertiva pericolosi. Non solo li teneva a debita distanza, ma addirittura ne temeva le conseguenze quando la qualità della relazione si faceva più intima, perciò le rimaneva difficile concretizzare un rapporto con un uomo.
Le sue scelte, erano indirizzate a uomini inferiori al suo livello di cultura, quel tanto da permetterle un controllo della situazione costante che però la faceva sentire inadeguata e andava ad abbassare la sua autostima.
Aveva constatato inoltre, che appena dava inizio ad una relazione sentimentale per lei importante, il rapporto sessuale diventava una complicazione perché nel momento in cui l’intesa si faceva più intima, si “ammalava” di candidosi vaginale per periodi lunghi abbastanza da non permetterle un sereno manage sessuale.
Con la tecnica di cui ho accennato sopra, abbiamo individuato tramite anche dei test kinesiologici, l’origine dalla quale scaturiva questa situazione. Sono risalita ad una sua precedente vita in cui Liliana era vissuta nel 1527 quando a Roma ci fu il sacco ad opera dei lanzichenecchi. In questa esperienza, vissuta da Liliana in quel periodo storico quando aveva appena undici anni, fu violentata da uno di questi soldati.
Come se non fosse bastato tutto questo, contrasse la peste e ne morì. Nella sua memoria cellulare quindi, erano rimaste le convinzioni: “gli uomini sono pericolosi e violenti” e “gli uomini mi contagiano”. Dopo avere cambiato queste convinzioni a livelli profondi, è stato necessario effettuare il perdono da parte di Liliana a favore del soldato violentatore anche dopo cinquecento anni circa dall’accaduto. La cosa altresì interessante era che la sua anima la portava sempre in situazioni analoghe a quella vita passata nell’intento di risolvere e concludere quel karma.
Oggi Liliana ha imparato ad ascoltare il suo corpo e le sue sensazioni e vive la vita come una ricerca meravigliosa.

autrice: Manuela Mariani

Il fuoco

L’origine della parola “fuoco” deriva dal latino ignis. Questo termine è presente nella lingua italiana nelle parole ignifugo, innato o iniziazione. Il termine greco pur, puros invece, lo troviamo ancora oggi nelle parole pirotecnico, piromane ecc.
Il fuoco sta per creazione, nascita, principio, luce originale, gioia, elemento divino o divinizzato dall’umanità. Ma il fuoco che tutto brucia, è anche distruzione. Questa ambivalenza fu presto percepita dai nostri antenati che di esso fecero rappresentazione e simbolo del bene e del male.
Tutte le culture antiche del mondo ci tramandano come la sopravvivenza dipendesse dalla stella di fuoco (il Sole) che ne era la causa e l’effetto. Gli antichi avevano però imparato anche a diffidare dello stesso fuoco quando, cadendo dal cielo in forma di lampi e fulmini, scatenava la sua furia con incendi devastanti. Quindi per fuoco si designa il fuoco in tutte le sue forme: focolare domestico, purificazione, iniziazione ecc. esso è dunque principio di vita, rivelazione, illuminazione, purificazione ma anche passione e distruzione. Il fuoco brilla in paradiso ma brucia all’inferno, dona vita ma la riprende per trasformarla poi in cenere.
In ogni religione troviamo divinità che si servono del fuoco per dare vita ma anche per fulminare quando la punizione doveva arrivare implacabile.
Mosè ricevette da Dio le Tavole della Legge davanti a un roveto di fuoco che Dio stesso, servendosi di un dito di fuoco scolpì, dopo averle lette per dieci volte.
Nella mitologia greca Zeus, padre di tutti gli dei, puniva l’umanità servendosi di fulmini forgiati da suo figlio Efesto dio del fuoco. Lo sa bene Prometeo, figlio di un Titano, che subì suo malgrado la punizione di Zeus per aver avuto l’ardire di rubare dall’Olimpo una scintilla di fuoco e donarla agli uomini per rendere loro più gradevole la vita.
Zeus lo punì legandolo con catene forgiate da Efesto, sul fianco di una montagna del Caucaso. Qui, Il padre di tutti gli dei, lo condannò non solo alla prigionia ma al supplizio eterno dato da un’aquila che di giorno gli divorava il fegato che durante la notte si riproduceva.
Fu grazie all’intervento di Ercole che Prometeo trovò la libertà. Un giorno l’eroe vide l’aquila straziare il fegato del titano incatenato e, con il permesso di suo padre Zeus, abbatté il rapace e spezzò le catene. Zeus, dall’alto dell’Olimpo volse uno sguardo di benevolenza verso il gigante restituendogli così la libertà. Prometeo però, espresse il desiderio di rimanere per sempre su quel monte in modo di essere ricordato per sempre dagli uomini come loro salvatore per aver donato all’umanità il fuoco. Prometeo quindi, fu trasformato per suo volere in una maestosa montagna della catena del Caucaso.
Nel mito di Prometeo ritroviamo due simboli legati al fuoco: l’aquila, uccello solare detto anche uccello del tuono, messaggero degli dei che trasportava il fuoco del cielo inviato da Zeus; il fegato, considerato nell’antichità la sede dell’anima dove questa riceveva lo spirito (scintilla divina che dà la vita) e che sempre si rigenera. In ebraico, il termine fegato caved, significa sia pesantezza, gravità, sia ricchezza e potenza, intesa nel senso di potenza divina.
Vesta, divinità dell’antica Roma, era la dea del fuoco e del focolare domestico. Le vestali invece, erano le custodi del tempio a lei dedicato. Il culto di Vesta (Estia per i greci) sembra che sia stato introdotto in Italia da Enea, eroe troiano antenato di Giulio Cesare. Le vestali facevano solenne voto di castità giurando di non lasciare mai senza fuoco il sacro focolare, che era il simbolo della potenza romana. Una vestale colpevole dell’estinzione del fuoco sacro veniva frustata dal Pontifex Maximus perché questo atto era considerato imperdonabile e portatore di sventura.
Sotto l’inquisizione, ai presunti colpevoli di eresia, veniva inflitta la prova del fuoco che consisteva nel portare in mano un ceppo incandescente. Coloro che riportavano piaghe alle mani venivano condannati al rogo per essere in questo modo purificati dal demonio.
La notte del 24 giugno è rimasta come tradizione popolare la notte delle streghe. In questa notte, si accendono falò per scacciare satana e si mette in ogni accesso alla casa del sale grosso che serve per distrarre le streghe che vogliono entrare. Poiché le streghe risultano creature molto curiose, esse non potranno esimersi dal contare i chicchi di sale. Le satanasse, saranno così impegnate nella conta da non accorgersi del sorgere del sole che, al suo apparire, scapperanno via. È grazie a questo stratagemma che ci si può salvare dal loro incanto.
I fuochi erano in origine dei fuochi di fertilizzazione e di purificazione che venivano accesi durante il solstizio d’estate (21 giugno), proprio poco prima del raccolto, per onorare gli dei e ringraziarli dei loro favori subito dopo la purificazione della terra.
Infatti, il periodo fra il 19 e il 25 giugno, era considerato nelle tradizioni precristiane un tempo sacro, ancora oggi celebrato dalla religiosità popolare con la festa che cade il 24 giugno quando si ricorda la Natività di San Giovanni Battista. I fuochi di San Giovanni si accendevano per simbolizzare il sole solstiziale. Essi avevano il potere di scacciare demoni e streghe e prevenire le malattie.

Sognare di bruciarsi. 

Marco scrive:
da tempo ho un sogno ricorrente: sogno di avvicinarmi ad una ragazza della quale ho preso una cotta. Nel momento in cui la sto per abbracciare però, mi scotto le mani e lei svanisce immediatamente.

Risposta:
Sicuramente le sue paure sono quelle di dichiararsi ma ancora di più quella di potersi appassionare in una storia che potrebbe finire male. La vita è fatta anche di questo. Provi a mettersi in gioco senza avare aspettative.
La Smorfia associa il numero 12 al bruciarsi le mani. Muzio Scevola lo fece perché aveva fallito un obiettivo ma chissà forse questa volta il 12 porterà più fortuna.

Sognare di avere la casa che va in fiamme.

Anna Lisa scrive:
Mi sto per separare dopo vari tentativi e ripensamenti. Questa volta però è la decisione definitiva perché anche mio marito è d’accordo. I nostri due figli sono l’unico ostacolo ad una serena separazione. Notti fa, ho sognato di vedere la mia casa andare a fuoco. Nella disperazione mi buttavo tra le fiamme in cerca di salvare qualcosa che non trovavo perché vedevo solo fumo. Questo sogno mi ha lasciata molto spaventata.

Risposta:
Vedere la propria casa andare a fuoco probabilmente si riferisce al progetto familiare che sta andando in fumo. Il tentativo di salvare qualcosa potrebbe riferirsi ai suoi figli nell’evitare loro più sofferenze possibili.
I numeri associati a questo sogno secondo la Smorfia sono 64 e 85.

Sognare di scaldarmi vicino al fuoco. 

Lucia scrive:
Ho sognato di essere a casa di amici e stavamo festeggiando qualcosa. Io ero di fronte al camino e mi scaldavo davanti a un fuoco scoppiettante. Era una bella sensazione.

Risposta:
Un fuoco scoppiettante presagisce una passione felice e spirituale. Sognare poi di trovarsi tra amici a festeggiare significa salute e felicità in un ambiente confortevole e in un clima di festa. Auguri quindi, il bisogno di amore verrà appagato.
Secondo la smorfia i numeri 20 e 31 sono associati a scaldarsi di fronte al fuoco.

autrice: Manuela Mariani