Il fuoco

L’origine della parola “fuoco” deriva dal latino ignis. Questo termine è presente nella lingua italiana nelle parole ignifugo, innato o iniziazione. Il termine greco pur, puros invece, lo troviamo ancora oggi nelle parole pirotecnico, piromane ecc.
Il fuoco sta per creazione, nascita, principio, luce originale, gioia, elemento divino o divinizzato dall’umanità. Ma il fuoco che tutto brucia, è anche distruzione. Questa ambivalenza fu presto percepita dai nostri antenati che di esso fecero rappresentazione e simbolo del bene e del male.
Tutte le culture antiche del mondo ci tramandano come la sopravvivenza dipendesse dalla stella di fuoco (il Sole) che ne era la causa e l’effetto. Gli antichi avevano però imparato anche a diffidare dello stesso fuoco quando, cadendo dal cielo in forma di lampi e fulmini, scatenava la sua furia con incendi devastanti. Quindi per fuoco si designa il fuoco in tutte le sue forme: focolare domestico, purificazione, iniziazione ecc. esso è dunque principio di vita, rivelazione, illuminazione, purificazione ma anche passione e distruzione. Il fuoco brilla in paradiso ma brucia all’inferno, dona vita ma la riprende per trasformarla poi in cenere.
In ogni religione troviamo divinità che si servono del fuoco per dare vita ma anche per fulminare quando la punizione doveva arrivare implacabile.
Mosè ricevette da Dio le Tavole della Legge davanti a un roveto di fuoco che Dio stesso, servendosi di un dito di fuoco scolpì, dopo averle lette per dieci volte.
Nella mitologia greca Zeus, padre di tutti gli dei, puniva l’umanità servendosi di fulmini forgiati da suo figlio Efesto dio del fuoco. Lo sa bene Prometeo, figlio di un Titano, che subì suo malgrado la punizione di Zeus per aver avuto l’ardire di rubare dall’Olimpo una scintilla di fuoco e donarla agli uomini per rendere loro più gradevole la vita.
Zeus lo punì legandolo con catene forgiate da Efesto, sul fianco di una montagna del Caucaso. Qui, Il padre di tutti gli dei, lo condannò non solo alla prigionia ma al supplizio eterno dato da un’aquila che di giorno gli divorava il fegato che durante la notte si riproduceva.
Fu grazie all’intervento di Ercole che Prometeo trovò la libertà. Un giorno l’eroe vide l’aquila straziare il fegato del titano incatenato e, con il permesso di suo padre Zeus, abbatté il rapace e spezzò le catene. Zeus, dall’alto dell’Olimpo volse uno sguardo di benevolenza verso il gigante restituendogli così la libertà. Prometeo però, espresse il desiderio di rimanere per sempre su quel monte in modo di essere ricordato per sempre dagli uomini come loro salvatore per aver donato all’umanità il fuoco. Prometeo quindi, fu trasformato per suo volere in una maestosa montagna della catena del Caucaso.
Nel mito di Prometeo ritroviamo due simboli legati al fuoco: l’aquila, uccello solare detto anche uccello del tuono, messaggero degli dei che trasportava il fuoco del cielo inviato da Zeus; il fegato, considerato nell’antichità la sede dell’anima dove questa riceveva lo spirito (scintilla divina che dà la vita) e che sempre si rigenera. In ebraico, il termine fegato caved, significa sia pesantezza, gravità, sia ricchezza e potenza, intesa nel senso di potenza divina.
Vesta, divinità dell’antica Roma, era la dea del fuoco e del focolare domestico. Le vestali invece, erano le custodi del tempio a lei dedicato. Il culto di Vesta (Estia per i greci) sembra che sia stato introdotto in Italia da Enea, eroe troiano antenato di Giulio Cesare. Le vestali facevano solenne voto di castità giurando di non lasciare mai senza fuoco il sacro focolare, che era il simbolo della potenza romana. Una vestale colpevole dell’estinzione del fuoco sacro veniva frustata dal Pontifex Maximus perché questo atto era considerato imperdonabile e portatore di sventura.
Sotto l’inquisizione, ai presunti colpevoli di eresia, veniva inflitta la prova del fuoco che consisteva nel portare in mano un ceppo incandescente. Coloro che riportavano piaghe alle mani venivano condannati al rogo per essere in questo modo purificati dal demonio.
La notte del 24 giugno è rimasta come tradizione popolare la notte delle streghe. In questa notte, si accendono falò per scacciare satana e si mette in ogni accesso alla casa del sale grosso che serve per distrarre le streghe che vogliono entrare. Poiché le streghe risultano creature molto curiose, esse non potranno esimersi dal contare i chicchi di sale. Le satanasse, saranno così impegnate nella conta da non accorgersi del sorgere del sole che, al suo apparire, scapperanno via. È grazie a questo stratagemma che ci si può salvare dal loro incanto.
I fuochi erano in origine dei fuochi di fertilizzazione e di purificazione che venivano accesi durante il solstizio d’estate (21 giugno), proprio poco prima del raccolto, per onorare gli dei e ringraziarli dei loro favori subito dopo la purificazione della terra.
Infatti, il periodo fra il 19 e il 25 giugno, era considerato nelle tradizioni precristiane un tempo sacro, ancora oggi celebrato dalla religiosità popolare con la festa che cade il 24 giugno quando si ricorda la Natività di San Giovanni Battista. I fuochi di San Giovanni si accendevano per simbolizzare il sole solstiziale. Essi avevano il potere di scacciare demoni e streghe e prevenire le malattie.

Sognare di bruciarsi. 

Marco scrive:
da tempo ho un sogno ricorrente: sogno di avvicinarmi ad una ragazza della quale ho preso una cotta. Nel momento in cui la sto per abbracciare però, mi scotto le mani e lei svanisce immediatamente.

Risposta:
Sicuramente le sue paure sono quelle di dichiararsi ma ancora di più quella di potersi appassionare in una storia che potrebbe finire male. La vita è fatta anche di questo. Provi a mettersi in gioco senza avare aspettative.
La Smorfia associa il numero 12 al bruciarsi le mani. Muzio Scevola lo fece perché aveva fallito un obiettivo ma chissà forse questa volta il 12 porterà più fortuna.

Sognare di avere la casa che va in fiamme.

Anna Lisa scrive:
Mi sto per separare dopo vari tentativi e ripensamenti. Questa volta però è la decisione definitiva perché anche mio marito è d’accordo. I nostri due figli sono l’unico ostacolo ad una serena separazione. Notti fa, ho sognato di vedere la mia casa andare a fuoco. Nella disperazione mi buttavo tra le fiamme in cerca di salvare qualcosa che non trovavo perché vedevo solo fumo. Questo sogno mi ha lasciata molto spaventata.

Risposta:
Vedere la propria casa andare a fuoco probabilmente si riferisce al progetto familiare che sta andando in fumo. Il tentativo di salvare qualcosa potrebbe riferirsi ai suoi figli nell’evitare loro più sofferenze possibili.
I numeri associati a questo sogno secondo la Smorfia sono 64 e 85.

Sognare di scaldarmi vicino al fuoco. 

Lucia scrive:
Ho sognato di essere a casa di amici e stavamo festeggiando qualcosa. Io ero di fronte al camino e mi scaldavo davanti a un fuoco scoppiettante. Era una bella sensazione.

Risposta:
Un fuoco scoppiettante presagisce una passione felice e spirituale. Sognare poi di trovarsi tra amici a festeggiare significa salute e felicità in un ambiente confortevole e in un clima di festa. Auguri quindi, il bisogno di amore verrà appagato.
Secondo la smorfia i numeri 20 e 31 sono associati a scaldarsi di fronte al fuoco.

autrice: Manuela Mariani

Le cadute

L’uomo vive e prospera con i piedi attaccati a terra e cadere è qualcosa che lo spaventa molto. La sensazione di cadere, contiene sorpresa e imprevedibilità. Di solito quando ci si sveglia da un sogno in cui si sta precipitando gli effetti sono sgradevoli, ci si sveglia con il cuore in tumulto e un senso di panico. Il precipitare, rispetto al cadere o allo scivolare, contiene una connotazione di pericolo ancora maggiore, qualcosa che non si può arrestare, che è inevitabile ed irreversibile. Sognare di precipitare, ci riporta al mito di Icaro.
Tutto ebbe inizio da un sacrificio di un toro che il Re Minosse non onorò nei confronti del dio Nettuno. Offeso per l’oltraggio subito, il dio del mare, volle punire duramente il re e fece invaghire irrimediabilmente la regina Pasifae, moglie di Minosse dello stesso toro. Da questo innaturale accoppiamento, nacque un mostro dalla testa di toro e dal corpo umano. In preda alla vergogna, Minosse incaricò Dedalo, fabbro e affermato architetto di costruire un immenso palazzo che potesse ospitare il mostro. Il palazzo doveva contenere sale e corridoi ma disposti in modo così intricato da rendere impossibile l’uscita a chiunque vi entrasse. <
Al toro venivano sacrificati ogni anno prigionieri di guerra, schiavi ma anche fanciulli ateniesi come tributo di una disfatta a sfavore di Atene. Fu grazie a Teseo, figlio eroico del re ateniese Egeo che sconfisse il mostro e interruppe questi crudeli sacrifici. Teseo e Arianna, figlia di Minosse, si innamorarono a prima vista. La principessa, non potendo sopportare l’idea di perdere Teseo in modo così ingiusto e disumano, chiese aiuto a Dedalo, che le consegnò un filo magico.
Minosse, appena venne informato del successo di Teseo grazie alla complicità di Dedalo, fece imprigionare l’abile artefice e suo figlio Icaro nello stesso labirinto e quella che fu una sua formidabile creazione divenne la loro prigione.
Dedalo, creativo e pieno di risorse non si disperò a lungo e architettò la loro evasione costruendo ali usando della cera per saldare gli intrecci. Prima di decollare, si raccomandò a suo figlio di non volare troppo in alto perché il calore del sole sarebbe stato deleterio.
Icaro volava alto nel cielo. Era felice. In balia di meravigliose e sconosciute sensazioni volteggiava nel cielo estasiato non curante dei richiami di suo padre. Volle spingersi ancora più in alto alla ricerca di una meta da raggiungere. Non si rese conto del pericolo a cui era già andato in contro, il calore del sole infatti, aveva sciolto la cera. Icaro precipitò vorticosamente nel mare e annegò.
Sognare di cadere, potrebbe essere interpretato come un avvertimento. Un rischio di caduta nella vita di tutti i giorni, per esempio per una scala malferma o una ringhiera poco sicura.
Molto spesso, i sogni che riguardano le cadute, esprimono stati di angoscia legati alla paura: paura di subire perdite finanziarie, di affrontare pericoli e disgrazie, di perdere la stima, la fiducia o l’apprezzamento di persone a noi care. Anche chi teme di non essere all’altezza di un certo incarico, magari lavorativo può sognare di cadere (vedi naturalia family life di febbraio).
Cadere da luoghi troppo alti, può essere un monito per chi pensa di osare troppo o diversamente, di chi soffre di sensi di inferiorità. “Coloro che mancano di realismo o che hanno un’opinione di se’ troppo alta, o che fanno dei progetti grandiosi senza alcun rapporto con le loro reali capacità, sognano di volare o di cadere” (C.G.Jung – L’uomo e i suoi simboli- Ed. Tea, Milano)
angoscia e il disagio. In questo caso il sogno, può interpretare il rifiuto delle difficoltà e delle sofferenze della vita con il tentativo di raggiungere un Paradiso onirico. Da un punto di vista spirituale può esprimere il bisogno di elevarsi vero il divino.

Sognare di cadere rovinosamente a terra.

Maria Cristina scrive:
di più.

Risposta:
Gentile Maria Cristina, purtroppo la convinzione di molte donne è proprio quella che lei ha menzionato nello scriverci. Nel medioevo la menopausa significava, quando una donna aveva la fortuna di raggiungerla, la fine della vita, e non veniva più considerata. Agli inizi del 1800, la menopausa non era vissuta come momento di cessazione fisiologica dell’età riproduttiva, ma se ne dava valore simbolico, che si ricollegava ad una ridotta considerazione femminile. In sostanza erano considerate soltanto le donne che potevano procreare. Oggi certamente non è più così. Le donne vivono questa fase come un momento di grande cambiamento nella loro vita e sempre in modo più positivo piuttosto che negativo. La medicina, l’omeopatia e tanti altri rimedi che sono oggi a disposizione delle donne in menopausa possono veramente dare una mano sostanziosa e fare in modo di vivere questo passaggio in armonia, serenità e soprattutto equilibrio interiore. Il medioevo è finito!
Secondo la Smorfia, i numeri 51 e 56 sono associati al cadere per terra.

Sognare di cadere dalla bici. 

Michele scrive:
altro. Alcune notti fa, ho sognato di cadere dalla bici. Ho associato questo sogno ad una paura da esame che dovrò affrontare. Vorrei una rassicurazione in merito se possibile.

Risposta:
La bicicletta nel linguaggio onirico, è un simbolo di maturità consapevole nell’affermazione della personalità e di un buon equilibrio psichico. Cadere dalla bici è sinonimo di insicurezza, di tentennamento a superare forse, l’esame in questione. Non dubiti di lei. Si faccia coraggio!
I numeri associati a questo sogno secondo la Smorfia, sono 18, 63 e 8.

Sognare di inciampare. 

Mirella scrive:
Ho sognato di essere in preda a vertigini. Nel sogno non riuscivo a camminare perché inciampavo, cercavo di tornare a casa ma era molto faticoso avevo paura di impazzire.

Risposta:
Forse lei sta attraversando un periodo di stress. In genere questi sogni arrivano in momenti di grande stanchezza e stress mentale.
Secondo la Smorfia, il numero 80 è collegato al sognare di inciampare.

autrice: Manuela Mariani

L’acqua fonte di vita

Il ciclo dell’acqua ci rimanda al mito dell’eterno ritorno e al mito della creazione del mondo come sorgente di ogni forma di vita. L’acqua è considerata come alimentatore della vita che scorre attraverso tutta la natura sotto forma di pioggia, di linfa, di latte e di sangue.
In ogni epoca l’acqua, è stata rappresentata con il simbolo delle onde. Tale simbolo, lo ritroviamo nei geroglifici egiziani come rappresentazione delle acque. In Egitto, la stagione dell’inondazione, non aveva nulla di catastrofico. Per gli egiziani infatti, rappresentava una vera e propria benedizione, visto che le piene del Nilo irrigando i terreni circostanti, li fertilizzavano e costituivano in qualche modo, la promessa di un futuro raccolto. Questa stagione veniva pertanto associata alla luce, alla gioia e alla vita e non al disastro, come avviene ai giorni nostri quando le acque dei fiumi escono dai loro letti.
Nei testi della Bibbia l’acqua è associata alla divinità: Lo spirito aleggiava sulla superficie dell’acqua, smuovendo le acque. Nell’ebraico corsivo la mem (lettera M dal valore numero 40) ripropone appunto l’immagine dell’onda: l’acqua mossa dallo Spirito. Il numero 40 è il numero associato all’acqua e alla purificazione. Il Diluvio Universale durò infatti, quaranta giorni e quaranta notti e trascorso questo tempo, Noè potette approdare sul monte Ararat. Prima degli antibiotici, per potere considerare una malattia fuori contagio, l’ammalato doveva rispettare la quarantena, cioè stare in isolamento per quaranta giorni.
Nella Genesi è detto che, nel secondo giorno della creazione, Dio separò le acque in basso dalle acque in alto. Le acque in alto rappresentano l’oceano primordiale nel quale sono immerse tutte le creature e nel quale trovano il loro nutrimento. L’ambiente liquido, nel quale si trova immerso il bambino quando è ancora nel ventre della madre, è in qualche modo un ricordo delle acque primordiali. (Omraam Mikhael Aivanhov)
Nella tradizione cristiana, l’acqua svolge la funzione di elemento purificatore che nel battesimo lava la macchia del peccato originale. Essendo l’acqua un elemento puro, fu utilizzata durante l’inquisizione per far confessare alle streghe in catene la loro fedeltà a satana poiché la convinzione dell’epoca era quella che esse non potessero ingerirla e che galleggiassero nell’acqua come il sughero. L’innocenza veniva riconosciuta solo a quelle fattucchiere che affogavano in essa.
Nella liturgia religiosa, si dà molto rilievo all’acqua benedetta. Alcune acque vengono consacrate in determinate ricorrenze e i credenti, riempiono le acquasantiere poste sulla soglia delle loro case affinché esse possano proteggerli dalla malattia e mondare i loro peccati.
Nelle chiese l’acqua benedetta, viene usata per fissare il segno della croce, che si fa con le dita inumidite. Secondo un’antica tradizione, un tempo era ritenuto valido il gesto di spruzzare nei cimiteri, gocce di acqua benedetta per poter dare la possibilità alle anime del purgatorio di velocizzare la loro purificazione e alleviare l’insopportabile calore delle fiamme.
A proposito delle acque benedette, molte sono le fonti sacre mete da secoli di pellegrinaggio. L’acqua dell’Lourdes per esempio, è conosciuta in tutto il mondo. Ancora più antiche sono le tradizioni di culto dell’acqua che affiora direttamente dalle profondità della terra e agisce come dono delle divinità legate alla Madre Terra quando per esempio, è calda (acqua termale). Nelle sorgenti fatte oggetto di culto, venivano adorate le ninfe in quanto personificazioni degli effetti benefici che elargivano. Il culto di sorgenti sacre, si trova sparso ovunque e l’usanza di gettare monete nelle fontane è una sorta di continuazione dell’offerta simbolica che veniva fatta alle divinità dell’acqua, alle quali si attribuiva la capacità di esaudire desideri secondo l’associazione: acqua-terra-fecondità-fortuna e ricchezza.
acqua celeste nella quale si immerge per nascere e rinascere.

Sognare di bere da una fontana. 

Sabrina scrive:
Sono ormai single da anni e non ti nascondo che qualche volta penso che potrei incontrare un uomo con il quale dividere la vita. A questo proposito, ho sognato notti fa di bere acqua fresca da una fontana zampillante. Quale significato può avere?

Risposta:
Bere acqua cristallina e fresca da una fontana zampillante, annuncia felicità, amore e salute. Rappresenta il bisogno affettivo appagato. Auguri.
La Smorfia associa il numero 58 all’acqua pura e fresca. Il numero 50 è associato alla fontana e il numero 35 all’atto di bere dell’acqua.

Sognare di bere dal rubinetto di casa ma l’acqua non scende.

Claudio scrive:
Ho acquistato da poco una casa. Sono molto preoccupato perché è un passo molto importante della mia vita. Mi sono maggiormente preoccupato però quando ho sognato di bere dal rubinetto della mia vecchia casa e non usciva un filo d’acqua. Posso stare tranquillo?

Risposta:
I suoi sogni sono sicuramente frutto dei suoi pensieri negativi. Aprire i rubinetti della vecchia casa e non trovare l’acqua, può significare la paura di finire le risorse sicure garantite dal passato.
I numeri associati a questo sogno secondo la Smorfia sono 57 e 44.

Sognare un fiume in piena.

Lara scrive:
Ho sognato un fiume in piena che mi travolgeva. Cercavo di gridare ma la voce non mi usciva e nessuno si accorgeva di ciò che mi stava succedendo. Ho vissuto un incubo.

Risposta:
Forse sta attraversando un momento della sua vita in cui attiva su di se un controllo emotivo. Non lasciandosi andare alle emozioni, causa un blocco emotivo che prima o poi strariperà. Il bisogno di gridare per essere ascoltata, mi fa pensare che si stia trattenendo per non entrare in contrasto con persone a lei vicine.
Secondo la Smorfia il numero 2 è associato al fiume in piena.

Sognare di nuotare nel mare. 

Ilaria scrive:
Sono in ansia per il mio lavoro. Si parla di pensioni anticipate e anche licenziamenti per esubero di personale. Ho sognato di essere in vacanza e di nuotare nel mare. Poteva essere una situazione di serenità ma io non mi sentivo a mio agio. Può essere attinente al momento che sto vivendo? E cosa può significare?

Risposta:
Nuotare in acque non sicure è anche un modo di dire che ci riporta alla nostra insicurezza interiore. Il mare è popolato da mostri pericolosi che vivono nelle profondità degli abissi. Forse il suo inconscio la sta mettendo in guardia da insidie che possono essere per lei pericolose dal momento che si sente minacciata.
Il numero 81 è associato, secondo la Smorfia, a nuotare nel mare.

autrice: Manuela Mariani

Il Noce – La pianta della trasformazione

Dice la leggenda che la Dea Greca Ecate (dea lunare e malefica), insieme ad altre divinità femminili sue colleghe, si riunissero sotto a un albero di noce per fortificare i loro malefici. Il noce, per la sua superba bellezza e per la sua maestosità e purtroppo, anche per la sua cattiva fama che è stata tramandata a suo discapito, nel medioevo è stato associato alle streghe e ai loro raduni malefici.  Famosissimo da noi è il noce di Benevento (ormai passato alla leggenda) che, sembra, si trovasse tra la strada che da Benevento porta a Pietrelcina e che, durante la notte di San Giovanni, le streghe per celebrare i loro sabba, vi si radunassero sotto. Questi riti pagani, si tramandarono, nell’immaginario collettivo, come superstizione popolare tanto che, era uso nelle aree mediterranee di appendere in casa dei rami per proteggersi dai malefici e dal malocchio; si sconsigliava vivamente a chiunque di riposare o addirittura addormentarsi sotto un noce per non risvegliarsi con il mal di testa se non addirittura con la febbre alta, evitando poi di piantarlo troppo vicino ai ricoveri di bestiame per scongiurarne il deperimento.
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In memoria del Dr. John Upledger

Anche se da un paio d’anni il Dott. Upledger era malato, fa male prendere atto che questa grande personalità del mondo medico e scientifico non sia più con noi.
Quello che , dopo anni di studio e di pratica, ha messo in atto e divulgato, e cioè quella cosa bellissima che si chiama Terapia Cranio-Sacrale, è qualcosa che per me e per tanti altri ha rappresentato un punto di svolta nella vita a vari livelli. Quello che ci lascia è un patrimonio immenso di conoscenze, che si riferiscono non solo all’anatomia e alla fisiologia, viste ovviamente dal punto di vista del migliore Facilitatore craniosacrale del mondo, ma anche a tutto ciò che riguarda la parte profonda dell’essere.

Ecco, credo che quello che ci ha lasciato, sia qualcosa di veramente prezioso in quest’epoca in cui l’essere umano è sottoposto a diverse pressioni che causano stress e infelicità.

Credo che tutti abbiano il bisogno di sentirsi amati, e il Dott. John ci ha insegnato attraverso il tocco gentile, attento,e intenzionale, a prenderci cura dei nostri pazienti e tutto questo se non è amore, è qualcosa di molto simile. D’altra parte in Oriente, e non solo, si dice che l’amore sia l’unica vera medicina.

Personalmente gli sarò sempre grata per tutto ciò che ha divulgato e che ho avuto la fortuna di apprendere, sia come persona che come facilitatrice.

Spero che le sue ricerche, così all’avanguardia rispetto all’epoca presente, vengano riconosciute e diffuse in modo sempre più capillare,e gli auguro di cuore che, ovunque si trovi, sia libero e felice.

Con gratitudine. Patricia Quirini

Anna e la sciatalgia

Un’esperienza della docente di CST1 e CST2
dr.ssa Patricia Quirini

 
Nota dell’autrice:

Per rispetto della privacy, ho modificato vari particolari oltre al nome della protagonista, allo scopo di rendere quest’ultima irriconoscibile.
L’esperienza però è autentica. Continua a leggere

L’olio nel mito e nella magia


In Medio Oriente, come in Egitto, l’olio veniva utilizzato sia per illuminare le case al calar della notte, sia per bruciare sugli altari e nei templi, per preparare il cibo, per ungersi il corpo o per curarsi. L’olio è sempre stato un simbolo di purezza, e soprattutto di prosperità. Continua a leggere

Le nozze del sole e della luna con la magia delle erbe solstiziali

Al solstizio d’estate, quando il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all’equatore celeste, comincia l’estate. Il 24 giugno il sole che ha appena superato il punto solstiziale, comincia a decrescere sull’orizzonte. Si inizia il semestre del sole discendente che si concluderà con il solstizio d’inverno.
Questo periodo fra il 19 e il 25 giugno, era considerato nelle tradizioni precristiane un tempo sacro, ancora oggi celebrato dalla religiosità popolare con la festa che cade il 24 giugno quando si ricorda la Natività di San Giovanni Battista.
Nella religione greca antica, i due solstizi erano chiamati “porte”: “porta degli dei” l’invernale e “porta degli uomini” l’estivo.
Il Battista sarebbe Colui che introduce gli esseri nella “Caverna Cosmica”. Per questo motivo le usanze connesse alla sua festa hanno la funzione di proteggere il creato: come i falò che si accendono sulla cima delle colline e le processioni per i campi con le torce accese.
Questi fuochi, simbolo del sole solstiziale, scacciano demoni e streghe e prevengono le malattie. Si è anche affermato che i falò, siano cerimonie magiche per sostenere il sole che sta impercettibilmente declinando, essendo il fuoco della stessa sostanza dell’astro.
Si narra che nella notte della vigilia, è possibile vedere nel cielo sciami di streghe che volano verso Benevento per la riunione planetaria annuale intorno al mitico albero di noce, in realtà sradicato fin dal medioevo.
Si dice anche, che durante il viaggio, le streghe possono introdursi nelle case della gente e portare la malasorte. È per questo motivo che durante la notte si usa mettere sale grosso sui davanzali delle finestre. La strega, curiosa di conoscere il numero dei chicchi di sale, si mette a contarli perdendo così il tempo necessario per i suoi loschi intenti finché l’alba non la sorprende costringendola a fuggire via.
La notte di San Giovanni, cade nel segno del Cancro, domicilio della Luna, al cui inizio cade il solstizio. La relazione della Luna con le acque, è nota e rappresenta il mondo della formazione o l’ambito dell’elaborazione delle forme nello stato sottile, punto di partenza dell’esistenza nel mondo individuale, ovvero nella caverna cosmica. D’altra parte, tutto ciò che è connesso alla generazione e alla fruttificazione subisce in questa notte un influsso positivo.
La notte di San Giovanni, è proprio una notte magica. Le così dette Erbe di San Giovanni, sono un utile ausilio a far sì che le cose accadano e anche per ottenere presagi per il futuro.
Le Erbe sono nove: l’Iperico, la Ruta, il Trifoglio, l’Elicriso, la Verbena, il Mirto, la Pratolina, la Valeriana, e lo Stramonio.
L’Iperico era chiamata dagli antichi, l’erba contro i diavoli. Fra gli infiniti rimedi magici collezionati dai medici del medioevo, c’era anche questa pianta , usata per creare amuleti capaci di allontanare gli spiriti maligni. A questo scopo la pianta veniva appesa fuori dalle case e portate addosso oppure appesi a capo del letto per assicurare sonno sereno. Per tutte queste prerogative attribuitegli, l’iperico meritò il nome di “scaccia diavoli”. Fu usato anche terapeuticamente non tanto forse per cacciare i demoni “in corpo” ma per contenere in qualche modo gli ipocondriaci, diventati maniaci al punto di apparire posseduti dal demonio. In effetti si sostiene che la pianta sia un efficace rimedio contro le depressioni endogene e psicogene proprio in virtù dell’azione stimolante o quasi eccitante del suo principio attivo contenuto sia nei fiori che nelle foglie.
La Ruta, erba da esorcismi invece, le fu attribuito lo straordinario potere di inibire la germinazione dei semi e di impedire la procreazione delle atre piante, dando così inizio a tutta una serie di convinzioni intorno ai poteri più o meno magici della pianta. La forma a croce del fiore di ruta, manifestazione di divinità, aveva valore come esorcismo attivo contro gli spiriti malefici. Nel medioevo costituiva un potente talismano contro la stregoneria, le sue foglie secche si portavano dentro un sacchetto posato sul petto.
Anche al Trifoglio si è voluto dare un significato mistico. Il trifoglio fu venerato come pianta sacra e magica e diventò un dono apprezzato dagli innamorati e di conseguenza, un amuleto. Ispira pensieri elevati e porta fortuna; se qualcuno ne trova uno a quattro foglie, tutti i suoi desideri saranno realizzati.
L’Elicriso, anche detto “l’Erba del Sole”, è una denominazione introdotta agli inizi del ‘700 per il suo colore dorato. L’etimologia greca di elicriso è infatti, un palese richiamo alle parole oro e sole. Dopo aver lasciato essiccare un mazzetto di elicriso per tutto l’anno, se si brucia in un falò durante la notte di San Giovanni, presto si incontrerà l’anima gemella.
Fin dai tempi dei romani, si attribuiva alla Verbena, meravigliose virtù conciliatrici d’amore e di benevolenza fino al punto di considerarla idonea a far parte dei migliori “filtri d’amore” e di immortalarla come fece Virgilio con l’appellativo “Herba Venis”.
Era anche considerata simbolo della pace, del benessere e del buon auspicio, tanto che gli ambasciatori romani, si presentavano con un ramo di verbena in segno di pace. Per questa ragione erano chiamati anche “Verbenarii”.
Questa antica concezione sulle virtù della verbena, si conservò attraverso i secoli nella cultura popolare , cosicché la pianta godette, specialmente nel medioevo, di vasta popolarità come rimedio simbolico capace di tenere lontano ogni male. La pianta quindi era adatta a “conciliare l’amore”, perché faceva scomparire le forze avverse che si opponevano agli amanti o addirittura adatta anche a guarire le ferite perché congiungeva ciò che una forza avversa aveva disgregato. <
Il Mirto è la pianta sacra a Venere e molto favorevole agli innamorati. Alcune foglie tenute in tasca, costituiscono un portafortuna e servono per riappacificare gli amanti che hanno bisticciato. Tenendo stretto un rametto di mirto quando cala la Luna, si dissipano i dubbi, ma solo quelli d’amore.
La Pratolina è una di quelle piante che gli astrologi ritengono sia sotto l’influsso di Venere. Per questo motivo è stata prescelta per l’oracolo d’amore consultato dagli innamorati dubbiosi che ne strappano i petali ponendo la domanda “m’ama o non m’ama?”. I fiori sono amuleti per chi è puro di cuore. Gli zingari affermano che se una ragazza durante la notte del 24 giugno mette sotto il guanciale radici di margheritine, farà bei sogni e l’infedele amato ritornerà da lei.
Per quanto riguarda la Valeriana, nel medioevo se ne confezionavano filtri d’amore poiché si credeva che questa pianta suscitasse l’amore in tutte le sue forme. Per questo motivo veniva usato come afrosidiaco.
In ultimo lo Stramonio, erba altamente magica e molto ricercata dai maghi per fare lavori sugli incantesimi d’amore. Le sue foglie, legate a mazzetti con una cordicella a sette nodi, messe davanti all’ingresso delle abitazioni, preservano dagli spiriti maligni. La cordicella a sette nodi, è un emblema del cristianesimo primitivo e significa che lo Spirito Santo elargisce sette doni ai fedeli: saggezza, discernimento, amore, gloria, benedizione, forza e beatitudine.
La pianta ebbe la sua parte anche nella mitologia classica come veleno usato da Medea per inebriare e narcotizzare Pélia, re di Jolco in Tessaglia e favorire così il suo amato Giasone (famoso eroe alla conquista del vello d’oro).
Dice un proverbio toscano: “San Giovanni non vuole inganni”. Il santo, secondo la leggenda era inflessibile con chi tradiva la fiducia degli altri. Perciò attenzione con la magia!

autrice: Manuela Mariani

Il peperoncino – La spezia del diavolo

Tezcatlipoca Nero, era uno dei più potenti dei della mitologia messicana precolombiana che aveva il potere di trasformarsi in tutto ciò che voleva, persino di diventare invisibile, il suo nome significava “specchio fumante”. Tezcatlipoca Nero, paragonabile al dio Marte della mitologia greca classica, fu il protagonista della leggenda dei quattro soli. Continua a leggere