Pur essendo un bellissimo fiore, la camelia è priva di profumo. Secondo la leggenda, un giorno il dio Efesto, sorprese la moglie Afrodite in un rapporto amoroso con Ares. Pieno di sdegno, invitò tutti gli dei dell’Olimpo ad essere testimoni di tale tradimento.
L’idea non fu geniale infatti, Efesto, non riscosse altro che derisione e tutti loro, dopo avere apprezzato le qualità e la bellezza della dea, simpatizzarono con Ares invidiandogli la fortuna di esserne l’amante.
Affranto ed umiliato, Efesto si rivolse al figlio di lei, Eros, il quale si arrabbiò moltissimo con la madre, soprattutto perché aveva osato amoreggiare senza l’ausilio delle sue frecce.
Afrodite, offesa e ferita nell’amore di madre, decise di dare una lezione a questo figlio insolente, che seppur dio dell’amore, restava sempre il suo bambino da educare. Ordinò quindi alle Grazie, balie di Eros, una punizione severissima: “Frustate quel mio figlio maleducato! E per flagellarlo usate rami di rose, affinché le spine gli lacerino la pelle!”.
Gli altri dei rimasero sconvolti da tanta crudeltà; ma la dea Flora mossa a compassione, ordinò al vento Zefiro, di volare nel lontano Giappone e, una volta giunto là, di raccogliere i rami di una rara pianta dai fiori rossi assai simili a quelli della rosa ma dal gambo totalmente privo di spine.
Zefiro ubbidì, e ben presto consegnò alle Grazie le “fruste” innocue con cui punire il piccolo Eros. Il castigo fu quindi formale e indolore. Alla vista di questi fiori, tutti gli dei dell’Olimpo rimasero estasiati dalla loro bellezza e soprattutto dal loro profumo, che paragonavano a quello dell’ambrosia.
Scoperto l’inganno però, Afrodite decise di vendicarsi sulla pianta stessa per punirla. Così, nonostante le suppliche della dea Flora, ordinò che tornasse ad essere relegata in quell’isola sconosciuta e lontana che era il Giappone e infine, la privò dell’intenso profumo.
Anche se apparentemente il suo nome ha le stesse origini del termine cammello, dal greco kamélos, tale fiore non ha alcuna relazione con quest’animale del deserto. Il nome di camelia infatti, fu conferito a questo fiore solo nel 1739 quando Linneo, medico e botanico svedese, come omaggio al gesuita Giorgio Kamel, missionario in Estremo oriente sull’isola di Luçone anche lui botanico, rimase incantato nel vedere una meravigliosa pianta a lui sconosciuta che gli indigeni chiamavano Tsubakki. La portò con sé in Europa, e le diede il suo nome: camelia. Così finalmente la bella e gentile pianta fu conosciuta e apprezzata anche da noi; ma purtroppo, nessuno potrà mai godere, per colpa di una Dea vendicatrice, del suo magico profumo.
In tempi più recenti questo fiore che si dice fosse così apprezzato anche dall’imperatrice Giuseppina da ornare i giardini del castello di Navarra e quelli di Malmaison, divenne celebre grazie al romanzo di Alexandre Dumas, dove si racconta come una elegante donna mondana avesse l’abitudine di portare una camelia sul vestito per indicare ai suoi amanti la sua disponibilità ad amare: se il fiore era bianco, significava che era disponibile; se era rosso, significava che era indisposta. Anche Giuseppe Verdi, s’ispirò a questo testo drammatico per comporre un’opera che fu invece chiamata “La Traviata”.
Da allora, si diffuse la moda di portare una camelia per ornare scollature ed orli per le signore, e la stessa signora Channel intromise questa abitudine sui suoi tailleur prestigiosi.
La camelia quindi è, se così si può definire, l’emblema delle opere di questi due grandi artisti, dimenticando invece, che simboleggia la fierezza nel senso più nobile che ci sia, la nobiltà di cuore, di sentimento, la dignità, l’eroismo, la gloria.
Regalando camelie, potete esprimere in base anche al colore dei fiori, stima e ammirazione nei confronti della persona alla quale le donate se le camelie sono rosse; perdono, se le camelie sono bianche, quindi, delusioni, ferite all’amor proprio delle quali vi sentite vittime, vengono risanate. Gioia, e gratificazione, se le camelie che offrite sono rosa.
Dalle foglie della Camellia sinensis, opportunamente trattate,si produce il tè.
Secondo un’antica leggenda, sembra sia stato un certo Ta-Mo, patriarca buddista giunto in Cina dall’India nel VI sec. d.C. a creare questa pianta.
Una volta durante una meditazione, gli accadde di addormentarsi e per punirsi si tagliò le ciglia delle palpebre. Dalle ciglia gettate al suolo nacque una pianta nuova, la camelia da tè che, con il suo infuso (che contiene caffeina) aiuta a stare svegli.
Il tè fu introdotto in Europa nel 1600 dalla Compagnia Olandese delle Indie, ebbe successo inizialmente in Gran Bretagna e nelle sue colonie americane, per poi diffondersi ovunque.
L’olio di camelia invece, viene estratto dai semi e ha sempre trovato in Giappone (e non soltanto) una grande varietà di applicazioni. In passato veniva usato come olio da illuminazione. È un ottimo lubrificante, tanto da essere usato anche nell’industria.
In cucina, per i giapponesi, è un po’ come l’olio d’oliva nei paesi del Mediterraneo. Nel campo della cosmesi è molto utilizzato ed apprezzato rappresentando un buon sostituto dell’olio di capodoglio, la caccia al quale è ormai giustamente vietata.
Studi effettuati in particolare sull’olio di camelia da tè hanno infine evidenziato proprietà antibatteriche, antitumorali e antidiabetiche. E’ fra l’altro uno dei pochi olii che si possano utilizzare sulla pelle senza diluizione.
autrice: Manuela Mariani