Il cervello è diviso in due parti: gli emisferi destro e sinistro, collegati tra loro da un ponte chiamato corpo calloso.
Nella terminologia della Cabalà le sephiroth Chokmah (Sapienza) e Binah (Intelligenza) formano due emisferi del cervello umano.
La prima Sephirah (Chokmah) ha sede nell’emisfero destro, la parte dove non giudica e non limita, riceve passivamente e si estende su una vasta area, osserva l’immagine e sintetizza il tutto senza occuparsi del particolare. È la parte che attende alla sopravvivenza, alla consapevolezza del corpo, ha reazioni automatiche e simultanee.
La seconda sephirah (Binah), risiede a sinistra e costituisce la capacità di focalizzare, criticare e giudicare. È la parte analitica, si occupa dei dettagli, procede passo passo e pezzo per pezzo, è lineare, consequenziale e consapevole del tempo.
Per sviluppare ed utilizzare entrambe le funzioni dei due emisferi, è indispensabile l’opera di un terzo “cervello” posto a metà strada fra i due emisferi e che ho già citato: “il corpo calloso”.
Alcuni cabalisti, associano questa terza parte del cervello alla sephirah Da’at, o conoscenza unificante. Si tratta della sede di un’intensa attività spirituale. È la percezione del sottile legame che unifica le varie situazioni ed eventi della vita, è la capacità di sentirsi un tutt’uno con quanto capiamo e conosciamo nella mente. IL “padre divino”, saggezza, emisfero destro, sposa totalmente la “madre divina”, intelligenza, emisfero sinistro.
Se si osserva il cervello, esso disegna un germe il cui peduncolo è costituito dal tronco cerebrale. La parte finale che costituisce lo sbocco del midollo spinale, dopo aver compiuto la risalita della colonna vertebrale, il cervello diventa un inizio che ottempera alle strutture del triangolo superiore dell’Albero della Vita.
Questo triangolo, composto dalle sephiroth Chokmah, Binah e Da’at, a livello del “corpo divino”, prende il nome di: “Grande Faccia Divina”. La Grande Faccia Divina, genera le altre sette sephiroth chiamate “Piccola Faccia Divina”, e le ricapitola tutte. Il cervello è in analogia con la carta numero 0 dei Tarocchi “Il Matto”. Il cappello del Matto infatti, è un copricapo con tre corni, e simboleggia il cervello: emisfero cerebrale destro, emisfero cerebrale sinistro con alla base il corpo calloso, un fascio di fibre nervose che garantisce la comunicazione tra gli emisferi. L’insieme dei colori del cappello del Matto è in analogia con il 7° chakra, perché simula un arcobaleno racchiuso nel prisma del colore bianco (totalità di tutti i colori). Come sappiamo, Dio comunica tramite il 7° chakra (il chakra della corona, chiamato anche profetico, in collegamento con la Sephirah Keter) ma è molto difficile accettare le indicazioni che vengono dalla follia del Matto e seguirle senza perdersi nel labirinto. Le indicazioni vengono dai sogni, dalle premonizioni, dalle analogie, dalle coincidenze cosiddette casuali, dalla divinazione: siccome il caso non esiste, gettare i dadi, estrarre delle carte, tirare le monete, avere un sogno, fare un incontro, in un certo senso tutto ciò che ci “capita” da Chokmah, può essere letto grazie a Binah.
Il Matto è lo Zero, è quindi il simbolo della divinità nella sua totale incomprensibilità, la divinità che non è né maschio né femmina né androgino, ma senza forma perché le contiene tutte: solo la zucca vuota che il Matto si porta dietro simulando una borraccia può simboleggiare il Tutto che nello stesso tempo è niente.
Ben venga quindi il detto “AVERE LA ZUCCA VUOTA”.
autrice: Manuela Mariani