La vita terrena si manifesta con l’incontro tra lo spirito e la materia. È il così detto matrimonio alchemico quando la materia viene fecondata dallo spirito. Non si vive di solo pane, predicava Gesù, infatti, in tutto ciò che esiste c’è materia e spirito. L’essere umano sente dentro di sé una forza che lo spinge alla ricerca continua di Dio.
Ma chi è Dio se non tutto ciò che esiste compreso l’essere umano? Ciò che differenzia l’uomo dagli animali, è proprio questa richiesta che l’anima gli rivolge continuamente. Siamo tutti pellegrini in viaggio. In una solitudine profonda che lo esorta a colmare un vuoto inspiegabile, il pellegrino intraprende un viaggio senza fine con lo scopo di trovare ciò che non troverà mai perché inesistente “la perfezione”. Ognuno di noi si è sempre interrogato sulla propria provenienza e questo interrogativo è stato la spinta che fin dalla notte dei tempi l’individuo ha tentato di soddisfare, conoscere e colmare attraverso i riti, i sacrifici, la preghiera e la scienza. L’interesse lo spinge a superare i limiti della sua ricerca ma si accorge che più cerca e più trova, più trova e più cerca. Perché? La mia domanda è: se l’uomo è perfetto, perché si sente mancante di quel qualcosa indefinibile che lo rende bisognoso mettendolo nella costante condizione della ricerca di Dio o comunque si voglia chiamare? Se tutto ciò che esiste è ad immagine di Dio, Dio è perfetto? Io credo di no. Il Creatore non può essere perfetto perché tutto ciò che esiste è rivolto verso di Lui/Lei. Tutto ciò che esiste cresce verso l’alto, proprio verso Colui/Colei che aspiriamo a ritrovare. Dio è perfetto nella sua imperfezione, così come lo è ognuno di noi.
Nell’incontro tra lo spermatozoo e l’ovulo, c’è l’incontro magico che caratterizzerà l’individuo in modo perfetto. Se dunque già è naturalmente perfetto, di cosa siamo mancanti? La mia conclusione a questo interrogativo è che siamo infiniti. Questo incontro tra infinito e finito apparente, si può idealizzare nella croce. Pur offrendo una pluralità impressionante di stili, la composizione di base della Croce è invariabilmente la stessa: l’incrocio di due assi, uno orizzontale, che unisce la destra e la sinistra, l’ovest e l’est; l’altra verticale, che unisce l’alto e il basso, il nord e il sud. Come tale, la croce costituisce il simbolo di unione, riunendo le coppie di opposti complementari e accorpando, in un unico segno, l’insieme dei valori fondamentali: i punti cardinali, i quattro elementi primari, le polarità ecc.
Dal punto di vista personale questa fusione di opposti si manifesta con una maggiore consapevolezza, si intraprende il viaggio verso la Verità. Questo viaggio infinito, risveglia e mette l’essere umano di fronte al fatto che in lui esistono facoltà latenti che ognuno di noi ha all’interno di se stesso. Sul piano materiale si concretizza con uno strumento esoterico: la Spada. Questo strumento diventa così, come la Croce, il simbolo tangibile della “cosa unica” (come diceva Ermete, il tre volte Maestro) che ne fa il ponte tra l’alto e il basso, tra il Cielo e la Terra, tra il Macrocosmo e il Microcosmo. Identificata con la luce, la spada così come la croce, procura la conoscenza e libera l’uomo tagliando le catene materiali e interiori che ostacolano la sua evoluzione. Secondo lo Zohar, la spada contiene il quaternario del tetragramma sacro “YHVH”: la lettera Yod ne è il pomo, la lettera Vav la lama, le due Hey sono i due tagli. Nella Bibbia la spada è l’arma che protegge l’Eden: “Dio scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino dell’Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via dell’Albero della Vita”. Degli esseri umani è quello di diventare sovrani di se stessi riuscendo a dominare tutto ciò che compone la propria natura. Diventare re non è difficile: bastano coraggio, forza e intelligenza. Essere un buon re richiede invece dedizione, lealtà, giustizia e onore. Un buon re governa con la spada, ma anche e soprattutto con il cuore e con la mente, con l’amore e con l’intelligenza.
La Croce, con le sue quattro direzioni ci conduce al cubo. Tutte le statue egiziane che rappresentano re e divinità sono sedute su una sedia a forma di cubo. Perché? Il cubo, formato da quattro lati, è il simbolo della resistenza, della stabilità e della realizzazione completa. È detto nei Vangeli: “La pietra che gli operai hanno rigettato è divenuta la pietra d’angolo”. La pietra cubica era un simbolo che rappresentava Gesù. Quando si snoda un volume cubico esso diventa una croce e la croce rappresenta il Cristo. E che cos’ è l’uomo se non il Cristo quando arriva ad unirsi al suo Sé divino? Ognuno di noi è una pietra cubica e ci sviluppiamo a forma di croce come l’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci. Dunque la Croce, la Spada e il Cubo sono la stessa cosa. Tutto deriva dal Creatore, è Lui che ha lavorato con gli elementi e i numeri per creare Tutto Ciò che Esiste, e Tutto Ciò che Esiste è a Sua immagine e somiglianza. All’interno del nostro cuore Egli ha posto la Verità ma, poiché sarebbe troppo semplice trovarla, andiamo all’esterno di noi cercando invano ciò che già abbiamo.
Il Creatore, sempre misericordioso verso i suoi figli che mai abbandona, ha fatto in modo però, che l’uno possa essere lo specchio dell’altro. In questo modo abbiamo la possibilità di scoprire la Verità facendo esperienza anche attraverso l’altro, grazie a questa forza che si chiama Amore che tutto muove.
autrice: Manuela Mariani