Mia madre, classe 1928 era nata sotto il segno del Leone e io, ironicamente, aggiungevo “ascendente Pecora”. Si perché lei era una donna d’altri tempi: sottomessa al marito e dedita a tante rinunce. Nella mia vita ho cercato sempre di essere diversa da lei non accettando il suo modo di essere e di pensare. Nonostante tutto io, come figlia, mi sono trovata indissolubilmente legata alla sua figura soprattutto quando a mia volta sono diventata madre.
Prendere lei come modello mi é risultato molto difficile fino a quando, con gli anni, non ho osservato l’adorazione di mia figlia che aveva nei suoi confronti. Allora mi sono chiesta qual era la differenza: come la percepivo io come figlia e come invece lei, come nipote? Anch’io adoravo mia nonna materna e stare con lei mi faceva sentire la bambina più amata del mondo, purtroppo però, per conflitti familiari non ho potuto stare con lei a lungo. Da dove hanno avuto origine quindi, le ostilità che si sono create nelle nostre vite tra me e lei?
Mi ricordo che da piccola durante i mesi estivi e già dall’età di tre anni, mi lasciavano in montagna a casa di mia nonna e di mia zia paterne e non mi piaceva per niente starci soprattutto perché mia zia era una zitella acida e anaffettiva che cucinava delle schifezze che poi mi obbligava ad ingoiare fino all’ultimo boccone. In caso contrario venivo punita con il divieto di andare fuori a giocare e di rimanere tutto il tempo seduta a tavola a sentire gli schiamazzi dei miei amici che da fuori mi esortavano a scendere. Io tenevo gli occhi puntati su quella schifezza e speravo in cuor mio in un aiuto divino che potesse farlo sparire dalla vista. Tutto questo scatenava grandi litigi tra mia nonna e mia zia perché, nella speranza di salvarmi, chiedevo aiuto a mia nonna che cercava sempre di soccorrermi mettendosi contro la zia ma lei, brutta e cattiva, rimaneva ostinatamente inflessibile.
Certo, ora tutto questo mi fa sorridere ma a quel tempo mi ricordo che soffrivo tantissimo, volevo mia madre e la invocavo continuamente perché mi riportasse a casa. Ma mamma non c’era e io mi sentivo abbandonata e dimenticata provando tanta sofferenza. L’infelicità e la nostalgia mi attanagliavano così tanto da desiderare perfino di morire. Una volta tornata a casa non riuscivo più ad avere comportamenti affettivi spontanei con lei che mi aveva abbandonato per un tempo così interminabile (così mi è sempre sembrato), ero molto arrabbiata con tutti i familiari ma soprattutto con lei. Forse è stato questo il motivo che ha interrotto il nostro rapporto per così tanto tempo durato anche dopo la sua dipartita.
Sono state le Costellazioni Familiari che hanno contribuito a fare chiarezza e, grazie ai seminari con Bert Hellinger, che ho frequentato durante la mia formazione come operatrice e facilitatrice per questa pratica, ho potuto riempire i buchi vuoti del mosaico della mia infanzia ritrovando i pezzi saltati via che ostinatamente tenevo da parte per rabbia.
Il movimento verso la madre interrotto precocemente, ha conseguenze di ampia portata per la vita futura e per il successo. Chi ha subito questa interruzione, di solito fa fatica ad andare verso qualcuno, per esempio un partner perché la memoria cellulare del suo corpo ricorda il trauma della precoce separazione. Così, interrompe il suo movimento: invece di andare verso il partner aspetta che sia lui ad avanzare mantenendo spesso la vicinanza con difficoltà nel caso questa si verifichi. In un modo o nell’altro ci si separa invece di unirsi felicemente.
Quale sarebbe dunque la soluzione?
Tornare all’origine del trauma per poterlo superare. Infatti, dietro ogni trauma c’è sempre una situazione in cui un avanzamento verso la madre non è stato possibile, per cui si rimane immobili come inchiodati o paralizzati.
Nonostante la paura, ritornare al trauma e riprendere interiormente il movimento allora ferito o interrotto, risolve a livello emotivo.
Ma che cosa si intende con “movimento interrotto precocemente verso la madre”? Significa tornare ancora una volta nella situazione di allora e sentire nello stesso modo in cui il bambino ferito percepisce. Guardando nostra madre di allora e facendo un piccolo passo verso di lei con amore, nonostante il crescente dolore, le delusioni e la rabbia. Ci si ferma per un po’, la si guarda negli occhi e si aspetta finché non si sente la forza e il coraggio per fare il prossimo passo, e poi ancora un altro e un altro ancora molto lentamente sempre guardandola negli occhi, fino a cadere tra le sue braccia aperte.
Finalmente a casa!
La relazione con la madre è la base di tutte le relazioni.
Autrice: Manuela Mariani