Il mito di Aracne
Pallade Atena ascoltò con molto interesse il canto delle muse e concordò con loro la giustificata indignazione verso Aracne che si vantava di essere più brava di lei nell’arte della tessitura. Punta nel vivo, decise di dare una bella lezione all’impudente popolana figlia di Idmone di Colofone che aveva osato offendere la sua maestà.
Malgrado le sue umili origini, Aracne si era fatta una certa fama come abile tessitrice della lana tanto che, per vedere i suoi meravigliosi lavori, le ninfe del Timòlo lasciarono i loro vigneti e quelle del Pactòlo le loro acque e vederla filare era un vero spettacolo. Nell’osservarla lavorare la lana, si capiva subito che la sua maestria veniva da Atena, ma lei sosteneva il contrario e, invece di essere fiera di cotanta maestra, diceva impermalita di essere pronta a gareggiare con lei.
La dea, nella sua magnanima indulgenza, pur di dare una possibilità di salvezza ad Aracne, si travestì da vecchia imbiancandosi un po’ i capelli e, sorreggendosi a un bastone per sembrare piena di acciacchi, le suggerì di smettere di competere con gli dei dell’Olimpo e di accontentarsi di essere la più grande tessitrice tra i mortali. Se le avesse dato retta, proseguì a dire la vecchia, magari, Atena non le avrebbe di certo rifiutato il suo perdono. Ma lei niente! Fu irremovibile. Anzi, innervositasi, a stento si trattenne dal percuoterla rispondendole che certi consigli non richiesti poteva darli a sua nuora, se ne avesse avuta una oppure, a sua figlia e che lei invece era pronta a sfidare la dea.
A tanta provocazione la dea si svelò e, mentre tutti le si prostrarono davanti, lei, l’arrogante Aracne, rimase impassibile e caparbia nella sua posizione.
Cominciò in questo modo la gara tra le due, una di fronte all’altra, con le teste chine sui telai “il pettine di canna tiene distinti i fili, la spola appuntita inserisce la trama, con l’aiuto delle dita, e i denti intagliati nel pettine, dando un colpo, comprimono la trama passata tra un filo e l’altro. Lavorano tutte e due di lena…mettono nel tessuto porpora che ha conosciuto la caldaia di Tiro, e sfumature delicate, distinguibili appena: così quando la pioggia rifrange i raggi solari, l’arcobaleno suole tingere con grande curva, per lungo tratto, il cielo…Anche intridendo i fili di duttile oro, e sulla tela si sviluppa un’antica storia.” [1]
Pallade dipinse gli dei assisi sugli alti scanni con aria grave e maestosa. Rappresentò Zeus al centro nella figura di un re, e tutti gli altri undici nelle loro più importanti imprese. Rappresentò se stessa raffigurata con lo scudo, con una lancia dalla punta acuta, con l’elmo in capo e il petto protetto dall’égida mentre percuote una pallida pianta d’olivo e, infine, la scena della propria vittoria.
Aracne invece, dipinse Europa, ingannata da Zeus quando prese la falsa forma di toro per rapirla. Dipinse Leda, sdraiata sotto le ali del cigno/Zeus e lo stesso, che fattosi oro inganna Danae per possederla. Denunciò sulla sua tela tutti gli inganni di suo padre Zeus ma anche di tutti i suoi divini zii e fratelli.
Nel vedere certe immagini, la bionda dea guerriera ci rimase malissimo e, in preda all’ira fece a brandelli la tela che illustrava a colori le colpe degli dei. Poi, con la spola di legno colpì sulla fronte Aracne tre, quattro volte finché la poveretta non corse ad infilare il collo in un cappio per rimanerci a penzolare.
Vedendola pendere, Atena la maledisse e la trasformò dicendo: “vivi pure, ma penzola, malvagia, e perché tu non stia tranquilla per il futuro, la stessa pena sia comminata alla tua stirpe e a tutti i tuoi discendenti!” [2]
Le spruzzò addosso succhi di erbe infernali che al solo contatto i capelli le scivolarono via e con essi il naso e gli orecchi. La testa divenne piccolissima a confronto a tutto il corpo mentre lo stesso prendeva dimensioni ridottissime ricoprendosi di peluria. Ai fianchi rimasero attaccate esili dita che fecero da zampe e tutto il resto divenne pancia.
Aracne fu trasformata in un attimo in ragno e da quel momento il suo destino fu quello di tessere la tela con la sua saliva per l’eternità.
Ma santa Aracne, dico io… tutta questa cocciutaggine per diventare ragno per l’eternità…mah! Mai mettersi contro i potenti, specialmente quando questi sono immortali e perciò non hanno niente da perdere.
Scrive Dante Alighieri (Purgatorio, XII, 43-45)
O folle Aracne, sì vedea io te
Già mezza ragna, trista in su li stracci
De l’opera che mal per te si fé.
Il significato del ragno nei sogni è molto interessante e, nonostante la repulsione che spesso provoca questo insetto, può indurre il sognatore a riflettere su ciò che teme che sia in “agguato” attorno a lui.
Il ragno vive al riparo della sua ragnatela, è un predatore, intrappola la sua vittima nella sua rete, la uccide e la paralizza.
Può essere un insetto pericoloso perché può iniettare veleno, ma nello stesso tempo, possiede una creatività che si esprime nella tessitura della sua tela, nella perfezione, nella accuratezza e nella pazienza con cui si dedica a tale opera, che ne fanno simbolo di energia vitale legata alla creazione ed al rinnovamento. La tela del ragno, infatti, fa pensare a un mandala, ed il filo argenteo e resistente che i ragni secernono rappresenta il legame con il Se’ superiore, con la divinità e lo spirito.
L’immagine del ragno nei sogni, è collegata agli strati più profondi dell’inconscio, e rappresenta contenuti che faticano ad arrivare alla coscienza, ecco perché si prova inquietudine, paura o pericolo al suo cospetto. Dice Jung: “Il ragno come tutti gli animali a sangue freddo o come tutti quelli che non hanno un sistema nervoso cerebro-spinale, ha la funzione nella simbologia onirica di rappresentare un mondo psichico che ci è estraneo al massimo….”(C.G. Jung- Un mito moderno- Opere vol.X- Bollati Boringhieri To).
Il simbolismo del ragno è spesso accostato ad un femminile divorante ed incombente che rimanda alla figura materna. Freud attribuisce al ragno il potere della madre che deve essere schiacciato per permettere al sognatore l’affrancamento dalla genitrice soffocante e andare verso una nuova compagna.
Sognare una ragnatela – Alfredo scrive:
Ho sognato di entrare in una casa che non conosco ma nel sogno era mia. Nell’aprire la porta ho toccato una ragnatela e non riuscivo più a liberare la mia mano da questo schifo anche perché, era buio e non avevo il controllo di ciò che stava succedendo. Ho appena acceso un mutuo potrebbe essere un motivo?
Risposta
La ragnatela è in generale da associarsi a sentimenti di angoscia o preoccupazioni, a conflitti che il sognatore si trova a vivere, in cui si sente soffocare, che lo fanno sentire in trappola o che lo spaventano. Se per te il mutuo che hai acceso è motivo di preoccupazione direi proprio di si. Ti senti forse in trappola? Dai, è vero che gli anni passano ma in compenso avrai la casa dei tuoi “sogni”.
Sognare un grosso ragno – Adele scrive:
Ho sognato di essere osservata da un grosso ragno. Il ragno si nascondeva e io ero così spaventata che pensavo solo a fuggire fino a che sono caduta. Presa dal panico mi sono svegliata in un bagno di sudore.
Risposta
Sognare un grosso ragno che si nasconde, può rappresentare un problema che non riesci ad affrontare, in cui ti senti “invischiata” o che non accetti a livello cosciente e quando lo avverti come minaccioso, può collegarsi a una situazione sgradevole che incombe nella realtà.
Autrice: Manuela Mariani
[1] Publio Ovidio Nasone – Metamorfosi VI – ed. Einaudi Torino 1979 pag. 213
[2] Publio Ovidio Nasone – Metamorfosi VI – ed. Einaudi – Torino 1979 pag. 217